William Thompson IV (keyboards, electronics, voice),
MarcelloBenetti (drums, cymbals, whistles, voice).
Special guests:
Aurora Nealand (alto sax, accordion, effects, voice), Tim Berne (also sax).
1) Boom; 2) Trapper Keaper Meets Tim & Aurora; 3) Unidentified Flying Objection; 4) Passage; 5) Lines of Electrical Wire;
6) Flame Among Ashes; 7) Warm in Between; 8) Leaky Faucet: 9) Pins and Needles; 10) Amarcord (Fellini Memories).
Recorded at The Music Shed Studio, New Orleans, by Adam Keil; mixed and mastered in New Orleans by Jeff Albert.
Più che ai quattro dischi pubblicati con la nostra etichetta – due con lo
Shuffled Quartet – questa nuova produzione del batterista veneto Marcello
Benetti, trasferitosi da ormai sette anni a New Orleans, è direttamente
collegata a «Trapper Keaper» (2016), album pubblicato solo negli Stati
Uniti, che porta il nome del duo formato da Benetti e dal tastierista
americano William Thompson, affiatato ed estremamente aperto,
disponibile quindi ad allargarsi per accogliere altri musicisti.
Nel loro dialogo le tinte accese del funk–blues, condite da un groove
fortemente legato alla musica di New Orleans, sanno fondersi
mirabilmente con l’improvvisazione più libera e radicale.
Parole come avanguardia e tradizione perdono con questo duo gran parte
del loro significato, e se gli ospiti sono musicisti del calibro di Aurora
Nealand e Tim Berne il risultato può diventare ancora più sorprendente.
Album co–prodotto da Caligola con l’etichetta indipendente americana
Ears & Eyes, «Trapper Keaper meets Tim Berne & Aurora Nealand» è la
sintesi del lavoro collettivo di quattro straordinari improvvisatori, che si
mettono al servizio di un jazz che non lascia spazio alla nostalgia né al
romanticismo, condividendone sia i rischi musicali che la paternità
compositiva, con risultati in questo caso davvero eccellenti. Già il breve
brano iniziale, Boom, energico e furente, delinea le scelte musicali del
quartetto, ma subito dopo è l’ipnotico sax alto di Berne a forgiare, incalzato
dal frenetico incedere percussivo di Benetti, il brano più lungo e forse più
significativo dell’intero disco, che non a caso gli dà anche il titolo.
Se Passage vede le tastiere di Thompson impegnate a dialogare
in un avvincente crescendo prima con l’alto di Berne, poi con la
fisarmonica della Nealand, preziosa vocalist e polistrumentista,
la tensione sembra un poco attenuarsi prima in Flame Among Ashe,
poi in Leaky Faucet, mentre elettronica e batteria plasmano il free
controllato di Pins and Needles prima che il fischio di Benetti introduca
Amarcord, onirico omaggio conclusivo a Federico Fellini.