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Marco Ponchiroli** (piano), Lanfranco Malaguti (electric guitar),
Simone Serafini (double bass), Marco Trabucco** (acoustic & double bass),
Luca Colussi and Max Trabucco** (drums). **Trio on tracks n. 2/5/7.
1) For the city; 2) Happiness island; 3) Prelude;
4) Orchestra; 5) Sentimento 28 pt. 1; 6) Le chat noir;
7) Indigo; 8) Bogolobene; 9) Sentimento 28 pt. 2; 10) At last.
Recorded mixed and mastered at ArteSuono Recording Studios,
Cavalicco (Udine), in September 2011, by Stefano Amerio.
Pur molto giovani, i fratelli Trabucco, nati ed ancora attivi a Mestre, sono
già al secondo disco a proprio nome. Marco, classe 1985, suona
contrabbasso e basso elettrico, mentre Max, classe 1989, è batterista.
A due anni da «Open / Close», pubblicato da Blue Serge, ma registrato
in quello stesso anno, esce quindi «Orchestra», concept–album
certamente più originale. Lì un quartetto con il sax alto di Nicola Fazzini
e la chitarra di Lanfranco Malaguti era impegnato nell’interpretazione di
standard, mentre in questo lavoro tutti i brani sono originali, nati dalla
curiosità di sperimentare l’accostamento fra musica scritta ed
improvvisata, ma soprattutto molto diversa è la formazione, anzi meglio
sarebbe dire “le formazioni”. I nove brani (il decimo, At last, è un
frammento che dura meno di un minuto), sono infatti interpretati parte
da un classico trio jazz (Happiness Island, Sentimento 28 pt.
1 e Indigo), abilmente guidato dal duttile pianoforte di Marco Ponchiroli,
parte (i sei rimanenti) da un’atipica formazione allargata, un sestetto con
doppia sezione ritmica. Il contraltare ai due fratelli–leader, è
rappresentato dalla solida ed altrettanto affiatata coppia formata da
Simone Serafini, contrabbasso, Luca Colussi, batteria, mentre si
dividono il ruolo di solisti il già citato pianista ed il chitarrista Lanfranco
Malaguti, già presente nel primo album dei Trabucco. La scelta si rivela
quanto mai indovinata, poiché la presenza di musicisti esperti e
carismatici, come i quattro scelti per completare il sestetto, conferisce
solidità e concretezza ad un progetto molto libero ed aperto, e per
questo assai rischioso, venendo richiesto ai sei musicisti di interpretare
contemporaneamente la stessa idea musicale. Una libertà che appare
sapientemente “controllata”, com’è chiaro sin dal brano d’apertura, il
suggestivo For the city, ma soprattutto nella composizione che dà il
titolo all’album e trae linfa vitale dal fitto dialogo tra la chitarra di
Malaguti ed il piano di Ponchiroli, che invece avvolge i brani eseguiti in
trio del suo dolce e sognante lirismo.
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Even if very young, Trabucco brothers, born and still working in Venice,
are already at their second Cd. Marco, born in 1985, plays the double
and electric bass, while Max, born in 1989, is a drummer. «Orchestra»
is brought out two years after «Open/Close»
(released under Blue Serge), even if recorded in the
same year, and it’s certainly a more original concept–album. There a
quartet with Nicola Fazzini’s alto sax and Lanfranco Malaguti’s guitar
dealt with the interpretation of standards, while in this new Cd all the
songs are original, born from the curiosity of experimenting the
combination of written music and improvisation. However most of all the
group is very different, indeed we’d be better to say “the groups”. The
nine tunes (the tenth, At last, is a fragment lasting less than a minute)
are indeed performed partly by a classic jazz trio (Happiness
Island, Sentimento 28 pt. 1 and Indigo), skilfully conducted by the
ductile piano of Marco Ponchiroli, and partly (the six remaining songs)
by an atypical enlarged combo, a sextet with a double rhythmic section.
The two leader brothers are counterbalanced by the sound and
harmonized rhythmic duo of Simone Serafini, double bass, Luca
Colussi, drums, while the role of soloists is shared out between the
already mentioned pianist and Lanfranco Malaguti, who had played
before in Trabucco brothers’ first album. The choice is a really good
one, because the participation of expert and charismatic musicians, like
the four ones chosen to complete the sextet, gives solidity and
concreteness to a very independent and open project, which is thus
extremely risky, since the six musicians are required to perform the
same musical idea simultaneously. A freedom that appears learnedly
controlled. This is clear already from the opening track, the striking For
the city, but most of all from the title track and gets lifeblood from the
dense dialogue between Malaguti’s guitar and Ponchiroli’s piano, who
instead winds his soft and dreamy lyricism round the songs played in
trio.