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Tommaso Genovesi (pianoforte, Fender Rhodes),
Nevio Zaninotto (sax tenore e soprano), Danilo Gallo (contrabbasso), U.T.Gandhi (batteria)
Ospiti: Elena Camerin (voce), Federico Casagrande (chitarre)
Registrato quattro anni dopo «Night funk» (Caligola 2049) – che costituiva la prima prova da
leader del pianista siciliano, ma ormai veneto d’adozione, Tommaso Genovesi – questo riuscito
«Never knows» segna un importante passo in avanti nella sua crescita artistica e rappresenta
allo stesso tempo una quasi logica conseguenza di quel lavoro. Rimane immutata la
composizione del quartetto – e la cosa costituisce già di per sé una felice eccezione nel
tumultuoso e variegato panorama del jazz contemporaneo – rinforzato anche in questo caso
dalla presenza di ospiti più funzionali che prestigiosi, capaci di aggiungere colori e varietà alla
musica del leader, senza per questo snaturarne significati e caratteristiche. Danza, disinvolta e
sinuosa, la chitarra del giovane Federico Casagrande nell’ipnotica Battiti, ed altrettanto efficace
è il suo intervento in Crash, cui la presenza del piano Fender – una novità rispetto al disco
precedente – conferisce sapori marcatamente davisiani. E’ una sorta di post–bop elettrico il
suo, capace di diventare quasi psichedelico nella suggestiva e davvero avvincente versione di
Tomorrow never knows, fra i più originali ancorché meno noti frutti del genio compositivo di
Lennon–McCartney. Fondamentale, in quest’intensa e magica rilettura beatlesiana, è l’apporto,
oltre che della chitarra elettrica, dell’inventiva e duttile voce di Elena Camerin, ch’era presente
anche in due brani di «Night funk». E’ in Passi lesti però che la cantante veneta, grazie ad un
innovativo quanto intelligente uso dell’elettronica, dispiega tutta la sua stringente energia
creativa. Ma anche le altre composizioni originali, dallo swingante hard–bop di Vertigo al
piacevole “divertissement†di Spring rag, dalla dolce e sospesa melodia di Clouds,
all’incalzante ma sempre controllato incedere ritmico di Frammenti, confermano la fertile
inventiva di Genovesi, che aggiunge ottime qualità di compositore a quelle, già note e non
minori, di pianista, mai sovrabbondante, sempre intenso e puntuale. Una menzione speciale
spetta infine ai tre eccellenti strumentisti che completano il quartetto. Se sull’ormai solida ed
affiatatissima coppia ritmica costituita da Danilo Gallo e U.T.Gandhi non c’è molto da
aggiungere, vanno senza dubbio sottolineati i notevoli passi in avanti compiuti dal sassofonista
friulano Nevio Zaninotto, sanguigno e profondo al tenore – che resta il suo principale strumento
– più sottilmente lirico al soprano.