Tommaso Genovesi (piano), Alberto Vianello (tenor and soprano sax),
Marco Privato (double bass), Emanuel Donadelli (drums).
1) Waves and Light; 2) Mediterraneo; 3) Still Life; 4) Moon on Venice;
5) Open Spaces; 6) Waiting; 7) Monastiraki; 8) April Blues.
Recorded, mixed and mastered at ArteSuono Recording Studios,
Cavalicco (Udine), on 20th and 31st January 2020 by Stefano Amerio.
Son passati ben dodici anni da «Never Knows», suo secondo album da leader, ma di certo
non invano perché «Open Spaces» non delude una così lunga attesa. Fedele alla formula
del quartetto – ma completamente nuovo, visto il tempo passato – questa volta senza ospiti,
Tommaso Genovesi, siciliano ma ormai veneto d’adozione, conferma di aver trovato la piena
maturità artistica, non solo come pianista ma soprattutto come compositore e leader. Ciò
grazie anche all’empatia che è riuscito a stabilire con i componenti della nuova formazione,
Alberto Vianello su tutti, che si conferma sassofonista di grande talento quanto sottovalutato.
Il suo è un quartetto che al momento della registrazione aveva già due anni di proficua
attività concertistica alle spalle, forte quindi di un “interplay” e di una coesione palpabili in
tutti gli otto brani del disco. La solidità della coppia ritmica formata dal contrabbassista Marco
Privato e dal batterista Emanuel Donadelli consente a Genovesi e Vianello di sviluppare
ciascun tema mediando l’uso delle strutture ritmico–armoniche con un’improvvisazione a
tratti molto libera. Waves and Light, il brano d’apertura è un medium swing intimo e riflessivo
che convince sin dalle prime note, con echi shorteriani che ritroviamo poi in Waiting, ballad
dolce quanto nostalgica. Ricordi del mare che circonda l’isola in cui il pianista è nato si
ritrovano sia nel tema largo di Mediterraneo che nell’orientaleggiante Monastiraki. Non è un
caso che proprio in questi due brani emerga il personale sax soprano di Vianello, che
convince anche nell’esposizione del tema di Open Spaces, brano che dà il titolo al disco. Sia
nella sognante e meditativa Moon on Venice che nel più solare e sanguigno April Blues,
blues davvero poco convenzionale per la sua struttura tematica irregolare, il pianista sembra
volersi allontanare dagli schemi collaudati ma sin troppo convenzionali di certo modern bop,
portando acqua, se mai ce ne fosse ancora bisogno, al mulino di un jazz italiano ormai
sempre più autorevole ed originale, e di cui «Open Spaces» è frutto maturo e saporito.