Roberto Soggetti (piano),Giulio Corini (double bass), Emanuele Maniscalco (drums).
1) Naïri Mariame (G.Corini); 2) Dawkins theory (R.Soggetti); 3) Slow (E.Maniscalco);
4) Orcoman (R.Soggetti); 5) Kiki (R.Soggetti); 6) Dawk’s blues (E.Maniscalco); 7) Memi (R.Soggetti);
8) Stelle (R.Soggetti); 9) Eight tears ago (G.Corini); 10) Neuer mond (E.Maniscalco).
Recorded on 18th and 19th December 2016, at Auditorium Cavalli, Castrezzato (Brescia), and mixed in 2017
at Perpetuum Mobile, by Marco Tagliola; mastered in 2018 at La Maestà Studio by Giovanni Versari.
Siamo di fronte ad un trio davvero paritetico, perfettamente coeso ed equilibrato,
anche se metà delle dieci composizioni originali sono del pianista e l’altra metà se
la spartiscono Emanuele Maniscalco e Giulio Corini. Non è un caso che il gruppo
bresciano, nato dalla combinazione di tre inclinazioni musicali simili ma allo stesso
tempo personali, abbia preferito chiamarsi Soon anziché Roberto Soggetti Trio. Le
tre differenti personalità convergono in strutture compositive che confermano la
comune passione per la ricerca nell’ambito della musica improvvisata, ma anche
un profondo legame con la tradizione jazzistica. Il cuore e le orecchie ci indirizzano
più verso la penisola scandinava che al di là dell’oceano. D’altra parte i percorsi
musicali di Roberto Soggetti, partito come flautista classico e quindi convertitosi al
piano jazz, e della più giovane coppia ritmica formata da Giulio Corini ed
Emanuele Maniscalco, sembrano confluire quasi naturalmente in questo trio, che
predilige un jazz quieto e riflessivo, ama le atmosfere sospese piuttosto che le
improvvise accelerazioni ritmiche, è insomma più impressionista che
espressionista. Il contrabbassista si è formato nei laboratori di Stefano Battaglia ed
è stato tra i fondatori e principali esponenti del collettivo El Gallo Rojo, mentre il
batterista – che con lo svizzero Nicolas Masson, sax, ha già inciso per Ecm – noto
per aver suonato qualche anno fa con Enrico Rava, si è trasferito da qualche anno
a Copenhagen, ed era partito come Soggetti da un altro strumento, il pianoforte,
che però continua a praticare. Difficile indicare delle preferenze fra dieci brani
egualmente avvincenti e riusciti: il disco scorre via dall’inizio alla fine, senza mai
accusare pause soporifere né cali di tensione. Scrive Pietro Tonolo nelle note di
copertina: “… per produrre una musica così (fluida ma organica, complessa ma
naturale, sorprendente ma logica) bisogna essere ben inseriti nel proprio tempo,
aver interamente metabolizzato la modernità in tutti i suoi aspetti ed in tutte le
conseguenze. Ed anche avere a voglia – e la capacità – di divertirsi e, di
conseguenza, di divertire ….”.