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Marco Ponchiroli (piano), Roberto Caon (double bass), Marco Carlesso (drums).
1) Fog in the country; 2) R.M.M.; 3) Hopes; 4) Manuel; 5) Tres palabras;
6) Prayer for a friend; 7) Iceland; 8) Suite and sweet; 9) The sigh.
Quando il 28 dicembre 1959 Bill Evans entra per la prima volta in studio
di registrazione con Scott LaFaro e Paul Motian, non può certo
immaginare che quel suo trio avrebbe cambiato la storia del jazz,
finendo per influenzare intere generazioni di musicisti, in ogni parte del
mondo. Da quel momento contrabbasso e batteria cessano di recitare
un ruolo subalterno rispetto a quello del pianoforte: il loro é un perfetto
esempio di dialogo paritetico, nel più vero significato del termine.
Concetti che conservano ancor oggi, a distanza di mezzo secolo, lo
stesso identico valore. Ne sono fermamente convinti Marco Ponchiroli,
Roberto Caon e Massimo Carlesso, che hanno fondato tre anni or sono
lo Slash Art 3, di cui questo disco costituisce il primo importante
documento, ma non certo il punto d’arrivo. Il progetto parte dalla
necessità dei tre componenti di creare un vero e proprio laboratorio
permanente, dove poter suonare e sperimentare nuove idee e
sensazioni. Il repertorio finora affrontato si basa per lo più su
composizioni di Caon, prendendo ispirazione sia dal sound
contemporaneo newyorkese, che da quello di matrice europea. Le
idee, una volta esposte, vengono sviluppate e adattate dal trio in
maniera spontanea e coerente, con grande rispetto della tradizione ma
anche con il desiderio, mai sopito, di sperimentare le più diverse forme
di contaminazione. Unica eccezione è la celebre Tres Palabras,
canzone composta nel 1943 dal musicista cubano Osvaldo Farrés, e
diventato uno dei brani più eseguiti dal dopoguerra ad oggi. Sia Roberto
Caon («Second change», 2000), che soprattutto Marco Ponchiroli (in
duo con Luigi Sella,
«Warm up», 2003, o con Enrica Bacchia «Like you», 2006, in quartetto
con Bebo Baldan, «The Italian Jazz Art», 2007) avevano già inciso per
la nostra etichetta, ma questo disco, se ancora ce n’era bisogno,
conferma la loro ormai piena maturità . Splendido interplay, continuo
ribaltamento dei ruoli, repentini cambiamenti di ritmo e d’atmosfera –
anche se sembra esserci una certa predilezione per i momenti riflessivi
e intimi, per le ballad insomma più che i brani aggressivi e veloci –
fanno di Slash Art 3 una delle grandi promesse del jazz italiano. Il trio di
Caon e Ponchiroli, ne siamo certi, sulla scia di quanto già seminato dal
Doctor 3 di Danilo Rea, saprà far parlare presto di sé, forte di un
linguaggio originale e maturo, già ben definito e riconoscibile.