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Roberto Martinelli (soprano sax), Ermanno Maria Signorelli (classic guitar).
1) La cattedrale; 2) Danza pagana; 3) Bombo;
4) Samademi; 5) Come una mamma; 6) Omaggio a H.Villa Lobos;
7) My favourite things (Rodgers/Hammerstein); 8) Nebbia.
Recorded in 2017 at Urban Recording Studio, Trieste, by Fulvio Zafret;
mixed and mastered in 2018 at Black Sun Studio, Padova, by Umberto Furlan.
«Pater» è il primo disco del duo formato da Ermanno Maria Signorelli e Roberto Martinelli, ma non
appare tale, poichè la felice sintesi musicale cui i due musicisti sono qui arrivati è il frutto di una lunga
collaborazione e di una comune sensibilità artistica, ma anche di uno stretto e profondo legame
umano, rinforzato purtroppo da due tristi eventi, capitati casualmente in un breve arco di tempo, ovvero
la scomparsa dei rispettivi padri, cui il lavoro è esplicitamente dedicato. Il sassofonista toscano è
presente sia nell'album in cui Signorelli debutta come leader, «Ad occhi chiusi» (1997), che nel
successivo «Attesa» (2000), pubblicati entrambi da Caligola. Ma i due, pur procedendo su
percorsi artistici autonomi e paralleli, hanno avuto altre occasioni di incontrarsi, con risultati sempre
stimolanti, tanto da rendere urgente e necessaria la documentazione del proficuo lavoro sin qui svolto.
Il loro solido e comune background musicale, sia classico che jazzistico, affiora in ogni brano,
così come il mirabile interplay e la predilezione per un suono acustico, pulito e naturale. Forme
complesse si stemperano nella più totale libertà improvvisativa, ed intuizioni estemporanee vengono
elaborate in strutture che rimandano a certa tradizione colta europea. Ci sono rigore, libertàe molta
emozione in una musica che sa rispettare il silenzio, spesso assente nel confuso ed assordante ronzio
sonoro dei nostri giorni, sottofondo sempre più uniforme, impersonale, alienante, ma soprattutto privo di
qualsiasi delicata sfumatura. Sembrano inevitabili i riferimenti al primo Garbarek per Martinelli, ed a
Towner per Signorelli, ma vogliamo citare anche Egberto Gismonti, gli Oregon, e quindi Paul
McCandless, senza trascurare per questo il loro personale gusto melodico, fortemente radicato nella
tradizione italiana, che rende questa musica godibile ed originale. Signorelli è fra i pochi jazzisti ad aver
scelto di dedicarsi esclusivamente alla chitarra classica, ed i risultati gli danno pienamente ragione. Da
ricordare, insieme alle sette convincenti composizioni originali presenti nel disco, una versione quasi
classica, estremamente raffinata e suggestiva, di uno degli standard in tre quarti più eseguiti dai
jazzisti, My favourite things.