
Rachel Gould (voce), Marco Tamburini (tromba e flicorno),
Marcello Tonolo (pianoforte), Franco Testa (contrabbasso), Mauro Beggio (batteria)
Nell’ossessiva perenne ricerca di nuove regine del canto jazz, valga per tutti l’esempio della
brava ma sopravvalutata Diana Krall, l’industria discografica non si accorge spesso
dell’esistenza di cantanti già mature e complete, seppur meno famose, che meriterebbero
un’attenzione ben superiore a quella che normalmente viene loro riservata. E’ questo il caso
dell’americana Rachel Gould, nata nel 1953 a Camden, nel New Jersey, da anni fra le più
sensibili e originali voci del jazz moderno, nota soprattutto per la sua collaborazione con Chet
Baker e per aver vissuto a lungo con il sassofonista Sal Nistico, prematuramente scomparso
nel 1991. Musicista di formazione classica, ha studiato canto e violoncello a Boston, la Gould
ha cominciato a cantare professionalmente a metà degli anni Settanta, prima negli Stati Uniti e
poi in Europa, dove ha deciso di fermarsi, stabilendosi prima in Germania, poi in Svizzera e
quindi, dal 1992, in Olanda, suo attuale paese di residenza. Il suo primo disco da leader, dopo
una lunga gavetta effettuata a fianco di musicisti del calibro di Philip Catherine, Michel Graillier,
Benny Bailey e Horace Parlan, viene registrato nella seconda metà degli anni Ottanta (“The
Dancer”). Molto più importante fu il successivo “A Sip Of Your Touch”, del 1989, con Riccardo
del Frà, Enrico Pieranunzi, Art Farmer e Dave Liebman, cui seguirono “Live in Montreux”
(1991) e “More Of Me” (1993). L’idea di registrare con una formazione tutta italiana, matura durante i
numerosi tour e seminari che la cantante tiene periodicamente nel nostro paese. Fra le diverse
sezioni ritmiche che frequenta, questa guidata dal pianista Marcello Tonolo sembra rispondere
maggiormente alle sue esigenze espressive. Al trio di Tonolo, in cui spicca fra l’altro il sensibile
e personale drumming del giovane Mauro Beggio, non basterà altro che aggiungere la brillante
tromba di Marco Tamburini, ed il gioco è fatto. Tre standard e sette brani originali, incisi tutti allo
Studio Hendrix di Capodistria, ci fanno scoprire un interprete vocale straordinaria, degna erede
della grande tradizione del canto jazz (Sarah Vaughan ed Helen Merrill su tutte), ma soprattutto
una musicista completa, capace di controllare in ogni momento la materia musicale affrontata.