Paolo Botti (viola, banjo, dobro guitar), Luca Calabrese (trumpet), Tony Cattano (trombone),
Dimitri Grechi Espinoza (alto sax), Edoardo Marraffa (tenor and sopranino sax), Tito Mangialajo Rantzer (double bass),
Zeno De Rossi (drums). Special guest: Mariangela Tandoi (accordion) on tracks n. 8/9.
1) Aprile al Trotter; 2) Apostrofi; 3) Prima che torni; 4) Roll; 5) Lenor;
6) Son; 7) The rabbit; 8) Angelica (Duke Ellington); 9) E così sia.
All tunes composed by Paolo Botti, except where indicated. All arrangements by Paolo Botti. Recorded in June 2014, at Raffinerie Musicali, Lacchiarella (Milano), by Fabrizio Barbareschi; mixed by Paolo Casati; mastered by Enrico Terragnoli.
Con questo lavoro per largo ensemble Paolo Botti non cambia rotta, anzi,
sviluppa e affina il progetto musicale volto al recupero in chiave
contemporanea del blues, iniziato nel 2008 con «Looking back» e
proseguito quattro anni dopo con «Slight imperfection». Del suo storico
quartetto sono rimasti sia Dimitri Grechi Espinoza che Tito Mangialajo
Rantzer, mentre Filippo Monico è stato sostituito alla batteria da Zeno De
Rossi. L’indovinata aggiunta alla formazione base di tre fiati (Luca
Calabrese, Tony Cattano, Edoardo Marraffa) ha consentito di arricchire
con nuovi colori la già variopinta tavolozza espressiva di Botti, che
continua ad alternare alla viola, suo principale strumento, banjo e dobro.
Pubblicato come tutti i suoi precedenti album da Caligola, «La Fabbrica
dei Botti» , progetto ambizioso e impegnativo, è stato realizzato grazie
anche al supporto di Rai RadioTre, che prima lo ha registrato dal vivo
(aprile 2014), e poi mandato in onda. Non ha voluto far cadere l’entusiasmo
di quella serata il leader, che appena due mesi dopo s’è chiuso in studio per
registrare quella musica con la medesima formazione. Tutto è sembrato
funzionare alla perfezione, dai serrati bop colemaniani di Aprile al Trotter e
Roll, al blues “sudato” di Son, od a quello più disteso di Prima che torni.
Va segnalata la ripresa di Lenor, composizione tratta dal disco del debutto
(«Leggende metropolitane», 2000). Sono intrisi di nostalgico lirismo, anche
per l’aggiunta della fisarmonica di Mariangela Tandoi, gli ultimi due brani
dell’album, che sono un’originale rivisitazione di una raffinata ballad
ellingtoniana, Angelica, dove “canta” anche la batteria di Zeno De Rossi, e
l’accorata sommessa preghiera di E così sia, chiusura quanto mai
appropriata di un lavoro riuscito, intriso di echi mingusiani, e che, ne siamo
certi, non mancherà di lasciare il segno.
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With this work for a large ensemble Paolo Botti doesn’t change course, indeed he
develops and refines the musical project aimed at recovering the blues in a
contemporary way, he began in 2008 with «Looking back» and resumed four years
later with «Slight imperfection». Dimitri Grechi Espinoza and Tito Mangialajo Rantzer
are still members of the now historical quartet, while Filippo Monico has been
replaced by Zeno De Rossi.
The well–guessed addition of three winds (Luca Calabrese, Tony Cattano, Edoardo
Marraffa) to the core group, enriches with new colors Botti’s already colorful
expressive palette, who continues to alternate the viola, his main instrument, with
banjo and dobro.
Published by Caligola, as all of his previous albums, «La Fabbrica dei Botti», a
challenging and ambitious project, was made possible thanks to the support of Rai
RadioTre, that firstly recorded live (April 2014), and then aired it. The leader wouldn’t
bring down the enthusiasm of that night, and after only two months he locked himself in
the studio to record that music with the same line–up. Everything seemed to work
perfectly, from Aprile al Trotter and Roll, two quick bop in Coleman mode, to the
“sweaty” blues of Son, or to the more relaxed one of Prima che torni. The pleasant
reprises of Lenor (from «Leggende metropolitane», 2000) andApostrofi (from «Viola
Trio», 2005) are worth mentioning.
Full of nostalgic lyricism, also for the addition of Mariangela Tandoi’s accordion, are
the last two tracks of the album, an original reinterpretation of an Ellington’s fine
ballad, Angelica, where also Zeno De Rossi’s drums can be heard “singing”, and the
heartfelt and hushed prayer of E così sia, a more appropriate than ever closing for a
successful work, full of echoes from Mingus, and which, we are sure, will not fail to
leave a mark.