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Paolo Botti (viola), Salvatore Maiore (contrabbasso e violoncello), Anthony Moreno (batteria).
Dopo aver pubblicato due album per la nostra etichetta con un originale quintetto completato da
Marina Ciccarelli, Alessandro Bosetti, Tito Mangialajo e Filippo Monico, «Leggende
Metropolitane» (Caligola 2035) e «Moto contrario» (Caligola 2040), Paolo Botti, milanese,
classe 1969, scopre maggiormente le sue carte, ponendo ora la sua viola (strumento davvero
atipico, questo, nel mondo del jazz) alla guida di un trio essenziale quanto stimolante, in cui
viene affiancato da uno dei nostri migliori giovani contrabbassisti, Salvatore Maiore, e dal
magnifico batterista americano Anthony Moreno. “C’era veramente bisogno di un disco come
questo?… La viola può dare qualcosa al jazz?… Il jazz può dare qualcosa alla viola?…â€. Ecco
solo alcune delle molte domande che Botti si fa nelle note di copertina dell’album, ma la
migliore, se non l’unica, risposta possibile può venire solo dalla musica. Non deve spaventare
l’approccio a questo «Viola Trio». E’ solo richiesta un po’ d’attenzione, trattandosi di jazz molto
libero, e per questo rischioso, che corre sul filo dell’improvvisazione, tenendo però sempre in
grande considerazione il dialogo fra musicisti (quello che gli americani chiamano “interplayâ€),
nessuno dei quali può esser considerato soltanto mero accompagnatore. Botti è riuscito a
liberarsi dal peso degli anni di conservatorio, portando il suo strumento su terreni il più possibile
lontani da Bach e Paganini. Ha approfondito la propria passione per il jazz studiando con Bruno
Tommaso e Franco D’Andrea, ed ha quindi suonato in diverse formazioni, fra cui l’Hereo
Ensemble di Giorgio Occhipinti e l’orchestra Eleven di Franco D’Andrea. Al tempo stesso, pur
continuando a collaborare con protagonisti dell’avanguardia italiana ed europea, da Evan
Parker a Giancarlo Schiaffini, da Barre Philips a Carlo Actis Dato, il violista milanese s’è
sempre più dedicato all’attività di leader, prima con il quintetto e quindi proprio con il trio.I dieci
brani presenti in «Viola Trio» (ne sono elencati undici in verità , ma uno, Afternoon in Trento, vi
compare in due differenti versioni) portano tutti la firma del leader, che si conferma quindi non
soltanto eccellente solista, ma un “organizzatore di suoni†originale e maturo, capace, anche
quando affronta gli impervi terreni dell’avanguardia, di non perdere mai il controllo della materia
musicale. La sfida insomma può, a nostro parere, considerarsi ampiamente vinta.