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Fausto Beccalossi (fisarmonica), Dario Volpi (chitarra),
Otello Savoia (contrabbasso), Riccardo Biancoli (batteria).
Ospite : Pedro Perini (percussioni)
Dopo la riuscita parentesi di «Dispair» (Caligola 2050), dove un quintetto con due sassofoni
(Bearzatti e Polga) rimandava esplicitamente a certi gruppi di Paul Motian, il contrabbassista
Otello Savoia, padovano d’adozione, ritorna con questo gioioso ed allo stesso tempo nostalgico
«…in giostra» alla sua formazione prediletta e per più lungo tempo frequentata, il quartetto
completato da fisarmonica, chitarra e batteria. Non si può quindi non pensare al suo primo
disco da leader, pubblicato dalla nostra etichetta nel 1999, «Louise» (Caligola 2030), ma non
possono nemmeno venire ignorate le prime prove del fisarmonicista Richard Galliano, cui
questi gruppi esplicitamente rimandano. Così come in «…in giostra », anche nella ricordata
incisione di sei anni or sono voce insostituibile del gruppo, insieme a quella del leader
naturalmente, era la fisarmonica di Fausto Beccalossi, originale ed ispirato interprete di uno
strumento che ha oramai, grazie a Galliano, riguadagnato il rispetto di tutto il mondo del jazz.
Cambiano invece il chitarrista ed il batterista (rispettivamente Dario Volpi e Riccardo Biancoli),
strumentisti meno noti ma in grado di aggiungere alla musica di Savoia nuovi e suggestivi
colori. Al quartetto, sorprendentemente omogeneo ed affiatato, si aggiungono in cinque delle
undici tracce del disco le fantasiose percussioni di Pedro Perini. I brani segnalati sono in realtÃ
dodici, ma quello che dà il titolo all’album, intriso d’una nostalgia di sapore felliniano, viene
proposto in due differenti takes, come titolo di testa e di coda. E’ ancora un soffusa melanconia
a permeare sia le accattivanti linee melodiche di Beccalossi, autore di Stefany e di Marco (ma
anche Dario Volpi dà il suo importante contributo compositivo con due brani, fra cui ci piace
ricordare la spagnoleggiante Swo), sia il valzer musette di Rue de l’harpe, che parte con
un’ispirata, struggente introduzione solitaria della fisarmonica, che la friselliana Plume,
entrambe composte dal leader. Savoia, alla cui poetica espressiva è del tutto estranea qualsiasi
concessione al virtuosismo strumentale, mostra allo stesso tempo la forte influenza esercitata
sulla sua formazione dalle culture musicali latinoamericane. Lo dimostrano compiutamente il
calipso festosamente danzante di Guardalavaca, l’incidere sospeso e sognante di Filastrocchia
ma anche Fatum, ipnotico fado di Ferriera portato al successo da Amalia Rodriguez ed unica
composizione non originale di tutto il disco.