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Enrico Terragnoli (electric guitar),
Norbert Dalsass (double bass),
Sbibu (drums, percussion)
1) Saguaro; 2) Never more; 3) Der zauberpergher;
4) Kirke; 5) Lone flower; 6) The hands of Khalifa.
Recorded at Badia Polesine, Rovigo, in December 2009.
«The trio» è il secondo episodio di un progetto più ampio (che prevede
anche una parte multimediale in una performance dal vivo)
denominato “Chacmoolsâ€, termine che proviene dalla cultura latino
–americana dei toltechi; si tratta di guardiani, o meglio degli apriporte
verso il mondo invisibile; le statue rappresentano una figura umana con
una ciotola sull’addome, la coppa sacrificale. Il disco registrato dal
contrabbassista altoatesino Norbert Dalsass in trio precede in veritÃ
quello del sestetto, da noi pubblicato l’anno scorso, «1/2 a dozen», e lo
completa. L’idea di dar corpo ad un progetto più ampio (è poi stato
pubblicato anche un libro, dalla grafica estremamente raffinata, che
racchiude i due dischi ma anche dei testi e soprattutto i bellissimi
disegni di Sbibu, che dimostra di non essere soltanto un eccellente
percussionista) nasce proprio durante il tour compiuto nell’autunno del
2009 da Dalsass insieme ai due musicisti veronesi, con cui ha subito
stabilito una straordinaria empatia. Ed è proprio il trio, formula scarna
ma allo stesso tempo molto più snella, libera ed aperta, che
rappresenta l’essenza intima di “Chacmoolsâ€. Le musiche del trio
creano infatti un’atmosfera molto particolare: succede che quanto le
percussioni di Sbibu si inseriscono nelle fitte trame intessute dal
contrabbasso e dalla chitarra elettrica, nascono nuove melodie che a
loro volta offrono lo spunto ad altri ritmi, quasi che i sei brani
rappresentino alla fine soltanto episodi di un unico percorso creativo,
sorta di suite che anziché esser stata concepita a tavolino è nata in
tempo reale, con il fluire stesso della musica. Gli spunti tematici nati e
costruiti per il trio sono poi stati sviluppati per il sestetto di «1/2 a
dozen»; non è un caso che ben quattro dei sei brani di «The trio» siano
presenti anche nella successiva incisione. Parliamo nella fattispecie
di Never more, sorta di blues stralunato, ma anche dell’ipnotica melodia
di Kirke, di quella più intima e sognante di Lone flower, breve
frammento con Terragnoli alla chitarra acustica, e del brano finale, The
hands of Khalifa, intriso di aromi mediorientali, che con il suo tema
avvincente dà grande spazio alla fantasiosa creatività di Sbibu. Tutti i
brani sono stati composti dal leader, ma in una musica dove è sempre
così vivo e pulsante l’interplay fra i musicisti diventa davvero difficile
capire dove si fermi l’apporto creativo dei due partners.