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Titta Nesti (vocal), Marco Gotti (alto & soprano sax, clarinet),
Achille Succi (alto sax, bass clarinet), Maurizio Brunod (guitars, electronics),
Norbert Dalsass (double bass),Stefano Bertoli (drums, percussion).
1) Never more; 2) After hours; 3) Minuetto; 4) Bigio Bond;
5) Lone flower; 6) Oggetti riciclati; 7) Kirke; 8) The hands of Khalifa.
Il contrabbassista altoatesino Norbert Dalsass, è attivo nel jazz da oltre
un ventennio. Dal 1993 è membro di un trio, Jazz Fantasy, con Michele
Giro al piano e Roman Hinteregger alla batteria, intorno a cui hanno
gravitato molti importanti ospiti, da Tino Tracanna a Franco Ambrosetti.
Fra le molte incisioni realizzate, meritano di venire ricordate
almeno «Modus», del 1999, e «Between», ultimo lavoro, datato 2008.
Ma Dalsass ha guidato anche, per un breve periodo, un ensemble più
nutrito, denominato Just Alpin, di cui è uscito nel 2006 un interessante
album, «Walkin’ on fire». Sulla scia di questo progetto, in cui le libertÃ
dei singoli debbono necessariamente sottostare alle regole più rigide di
un’orchestra, si colloca anche «1/2 a dozen», primo di due dischi in
uscita per Caligola, che vede all’opera un originale sestetto (mezza
dozzina, appunto). I sei purosangue, pur domati, si muovono in piena
tensione, e ciascuno è un solista così come tutti e sei sono
un’orchestra. Qualcosa che sta fra Charles Mingus e Don Cherry,
Ornette Coleman e Paul Motian, ma rivisto con gusto e sensibilitÃ
assolutamente europee. Nell’album le ance di Achille Succi e Marco
Gotti si completano alla perfezione, mentre Titta Nesti ci regala sprazzi
di pura ed astratta arte vocale. Con Dalsass, le chitarre di Maurizio
Brunod e la batteria di Stefano Bertoli formano una sezione ritmica che
unisce solidità a inventiva. Dallo sperimentale Never more al quasi
africano After hours, dall’intensa preghiera di Lone flower, con la voce
della Nesti e la chitarra blues di Brunod in primo piano, all’ipnotica
danza di The hands of khalifa, con un’introduzione mozzafiato del
clarinetto basso di Succi, gli otto brani di «1/2 a dozen» scorrono con
fluidità e senza cali di tensione, come parti di un’unica suite. Restano,
alla fine, un senso di sazietà ma anche il piacere di aver preso parte ad
un avvincente viaggio fra suoni e visioni in una dimensione quasi
extrasensoriale. Con in più la viva curiosità di assaporare al più presto
anche la seconda parte di quest’esperienza, «The Trio», disco in uscita
entro il 2012, dove una formazione ridotta, quasi scarna nella sua
essenzialità , dà vita ad un diversa lettura di un’opera più complessa,
denominata «Chacmools», che assume anche la veste di un libro in
formato ellepì 33 giri, molto curato nella grafica, con immagini e testi,
oltre che i due Cd già citati.