Silvia Rinaldi (baroque violin),
Luca Chiavinato (baroque lute, oud), Francesco Ganassin (bass clarinet).
1) Barracuda (F.Ganassin); 2) Rumors (F.Ganassin); 3) Semi (F.Ganassin);
4) Cha no keburi (F.Ganassin); 5) Le voyage (L.Chiavinato); 6) Lachrimae (J.Dowland);
7) Gnossienne n. 1 (E.Satie); 8) Like a dandy (F.Ganassin); 9) Halab (L.Chiavinato);
10) Walqissat min alnnahl (L.Chiavinato); 11) Ama no gawa (F.Ganassin);
12) Parfum de gitane (A.Brahem).
New Landscapes nasce nel 2015 dall’esigenza di esplorare le potenzialità espressive di un
ensemble cameristico in cui convivono strumenti e musicisti di estrazione diversa.
La musica barocca, etnica e contemporanea, l’improvvisazione jazz, così come
le composizioni originali del trio, diventano possibili declinazioni di un unico modo
di concepire la musica: la ricerca di un suono e di un gesto equilibrati ed evocativi.
I tre musicisti veneti, accumunati da insolite apertura e curiosità musicali, provengono
da esperienze diverse. Avevano già suonato insieme Silvia Rinaldi, violinista veneziana
con diverse ed importanti esperienze professionali, e Luca Chiavinato, chitarrista classico
poi passato al liuto barocco e all’oud, specializzandosi in musica antica. Ma se il
loro incontro poteva già apparire interessante (qualche brano del disco vede infatti
all’opera soltanto il duo, come Lachrimae, dell’inglese John Dowland, e la stravagante
Gnossienne n. 1, di Erik Satie), la vera novità del progetto è rappresentata dall’aggiunta
del clarinetto basso di Francesco Ganassin, musicista poliedrico, a suo agio sia con
il linguaggio contemporaneo che con quello jazzistico. Sono ben sei i brani di
sua composizione entrati nel repertorio del trio. Da ricordare la lenta e suggestiva
Barracuda, ma anche Rumors, che dà il titolo all’album, e Semi, entrambe più movimentate
e ricche di contrappunti. Sempre intento alla creazione di nuovi paesaggi sonori, il trio non
ricerca tanto la contaminazione fine a se stessa, quanto la naturalezza del suonare insieme,
cercando i tratti comuni di un linguaggio davvero universale. Tutto è parso funzionare
alla perfezione quella sera a Mestre: la musica ed il suono “in primis”, ma una parte
importante l’ha avuta anche il pubblico, insolitamente attento e caloroso. Succede di rado
che un disco del debutto provenga da una registrazione “live”: è stata una scelta sincera
e coraggiosa, comunque coerente con un percorso artistico che fa già intravvedere
nuovi interessanti sviluppi.
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New Landscapes was conceived in 2015 from the need to explore the expressive
potential of a chamber ensemble in which instruments and musicians from
different backgrounds coexist. Baroque music, ethnic and contemporary, jazz
improvisation, as well as original compositions by the trio become possible
variations of a single way of conceiving music: the search for a balanced and
evocative sound and gesture.
The three musicians from Veneto, who have in common openness and musical
curiosity, come from different experiences. They had already played together with
Silvia Rinaldi, Venetian violinist with several important professional experiences,
and Luca Chiavinato, classical guitarist who then moved on to the baroque lute
and oud, specializing in early music. But if their meeting appears already
interesting (some tracks of the album are played in duo, as Lachrimae, by the
English John Dowland, and the odd Gnossienne n. 1, by Erik Satie), the real
novelty of the project is represented by the addition of Francesco Ganassin’s bass
clarinet, a versatile musician at ease both with contemporary language and with
that of jazz; six of his compositions have entered the repertoire of the trio.
Noteworthy are the slow and suggestive Barracuda, but also Rumors, that gives
the title track, and Semi, both more lively and rich in counterpoints.
Always busy creating new soundscapes, the trio does not seek contamination end
in itself, but the naturalness of playing together, looking for the common traits of a
truly universal language. Everything seemed to work perfectly that night in Mestre:
primarily the music and the sound, but an important part was played also by the
public, unusually attentive and warm. Rarely does a debut album come from a live
recording; it was a sincere and courageous choice, however consistent with an
artistic journey that already gives a glimpse of interesting new developments.