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Nagual (tenor sax), Paolo Vianello (piano), Stefano Scutari (guitar, cavaquinho),
Paolo Andriolo (electric bass), Roberto Rossi (drums, percussion).
1) Carnaval; 2) Criança; 3) Alba; 4) Shambala; 5) Daimon; 6) Carrosel;
7) Bituca; 8) Sadhana; 9) Rio; 10) Se; 11) Tangram; 12) Yoyo.
Recorded and mixed in October 2021, mastered in 2022,
at Artesuono Recording Studios, Cavalicco (Udine), Italy, by Stefano Amerio.
«Italocarioca» è il quarto album da leader del sassofonista veneziano Nagual, alias Giovanni
Ancorato, il terzo per Caligola dopo «Quintessenze» e il più recente «Sketches» (in mezzo
ai due era uscito per Alfa Music «Private Dancer»). Il disco si presenta come una riuscita
sintesi fra musica popolare brasiliana e jazz, quasi un tentativo di rivitalizzare, in chiave solo
strumentale, la bossa nova di Getz, Gilberto e Jobim. Questo lavoro esprime anche il sincero
amore di Nagual per la cultura musicale carioca, ch’era già affiorato in diversi brani di «Sketches».
Un omaggio al Brasile preparato in ogni particolare, anche nella scelta dei compagni di viaggio,
con cui ha formato un gruppo solido ed affiatato. Risultano dunque quanto mai preziosi i contributi
forniti dal duttile e fantasioso pianista Paolo Vianello, dal chitarrista Stefano Scutari, anche lui
veneziano – davvero efficace il suo cavaquinho nel festoso finale di Yoyo – così come dalla
splendida coppia ritmica formata dai “brasiliani d’Italia” Paolo Andriolo – fra l’altro bassista del
trio della cantante Bianca Gismonti, figlia del celeberrimo Egberto – e Roberto Rossi,
forse il percussionista italiano più ricercato per questo genere musicale. Il quintetto sembra
respirare in perfetta sintonia con il leader, che per l’occasione mette da parte il sax soprano
e suona soltanto il tenore, mettendo in luce un suono profondo ma allo stesso tempo lieve e
delicato. Nel riuscito e cantabile tema iniziale di Carnaval Nagual sembra addirittura omaggiare
Gato Barbieri, importante modello stilistico per la sua generazione, ed invece oggi colpevolmente
trascurato da gran parte dei giovani sassofonisti. Se in ballad liriche e raffinate, che
profumano di bossanova, come Criança, Shambala, Carrosel o la nostalgica Se, è presente
il fantasma di Stan Getz, in Daimon, brano di sapore hard bop, compare invece quello
del Coltrane modale d’inizio anni Sessanta. Al pari di Alba e della già citata Yoyo anche Rio,
con la sua atmosfera festosa ed una fresca cantabilità, quasi methenyana, contribuisce
a fare di «Italocarioca» un album vario e piacevole, da gustare senza preclusioni di sorta
dall’inizio alla fine.
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«Italocarioca» is the fourth album as leader by Venetian saxophonist Nagual, alias Giovanni
Ancorato, the third one released through Caligola after «Quintessenze» and the recent
«Sketches» (between those works, «Private Dancer» was released through Alfa Music).
The album is an excellent blend of MPB and jazz, almost an attempt to revive Getz, Gilberto
and Jobim’s bossa nova with instruments only. The work also expresses Nagual’s genuine
love for Brazilian musical heritage which had already surfaced in various tracks on «Sketches».
It’s a tribute to Brazil with attention to every detail, including the musicians chosen to create
a solid, close–knit group. It’s priceless the support given by versatile, creative pianist Paolo
Vianello, guitarist Stefano Scutari, a Venetian as well – his cavaquinho in the joyous final track
Yoyo is remarkable – as well by a wonderful couple, the “Brazilians of Italy” Paolo Andriolo –
among other things, he’s bassist in the trio of singer Bianca Gismonti, daughter of celebrated
Egberto – and Roberto Rossi, perhaps the most sought–after Italian percussionist in this musical
genre. The quintet plays in harmony with the leader who puts aside the soprano sax on this
album and only plays tenor sax, highlighting a deep, yet soft and delicate sound.
In the excellent cantabile Carnaval’s theme, Nagual even seems to pay a tribute to Gato
Barbieri, a relevant inspiration for his generation, and today unfairly overlooked by
most young saxophonists. Certain lyrical, refined ballads like Criança, Shambala,
Carrosel and the nostalgic Se are imbued with bossa nova and Stan Getz’s presence.
In the hard bop track Daimon, instead, one can feel the modal Coltrane of the early Sixties.
Besides Alba and the previously mentioned Yoyo, Rio too, with its joyful atmosphere
and fresh catchiness which reminds Metheny’s style, helps make «Italocarioca» a varied,
pleasant album to enjoy with no preclusion from beginning to end.