Michele Di Toro (piano), Yuri Goloubev (double bass).
1) Gentle Rain (L.Bonfa); 2) B Minor Waltz (B.Evans); 3) If I Should Lose You (R.Rainger);
4) You Don’t Know What Love Is (G. De Paul);
5) Nocturnal (M.Di Toro); 6) What Are You Doing the Rest of Your Life (M.Legrand);
7) ShwinGer (Y.Goloubev); 8) For All We Know (J.Fred Coots);
9) Darn That Dream (J.Van Heusen); 10) Like a Lover (D.Caymmi, N.Motta).
Recorded and mixed on July 26 and 27, 2018, at Bess Recording Studio, Montesilvano (Pescara), by Claudio Esposito.
Il sodalizio musicale fra Michele Di Toro e Yuri Goloubev, musicisti quasi
coetanei e con solidi studi classici alle spalle, risale al 2005, quando il
contrabbassista russo è entrato a far parte del trio del pianista
abruzzese, gruppo tuttora attivo, completato da Marco Zanoli alla
batteria. Alcuni dischi riusciti – il più recente è «Play» (Abeat 2014)
e molti concerti, non solo in Italia, ne testimoniano l’originale cifra stilistica
e la straordinaria coesione raggiunte. È parso quindi naturale il
desiderio di Goloubev e Di Toro di affrontare una formazione ricca di
suggestioni ma anche di insidie com’è quella del duo; e quando se n’è
presentata l’occasione i due non se la sono lasciata sfuggire. La lunga
frequentazione ed un comune modo di intendere il jazz hanno reso tutto
più facile: i magnifici risultati raggiunti ne sono la tangibile
testimonianza. Due giorni di studio di registrazione sono stati più che
sufficienti. Musica per la musica, senza troppe mediazioni, gioia di
improvvisare allo stato puro ed una naturale predisposizione alla
melodia: si sono così evitate le trappole di un approccio troppo
concettuale ed astratto. È questa la semplice ricetta che rende
«Duonomics» un lavoro profondo, intimo ed allo stesso tempo
estremamente godibile. Di Toro e Goloubev – che nel 2011 aveva
pubblicato a proprio nome per la nostra etichetta «Titanic for a Bike»
sembrano davvero ispirati e suonano con mirabile interplay,
scambiandosi continuamente il ruolo di solista ed accompagnatore,
a tal punto che spesso si fatica a capire chi sia realmente a condurre
il gioco,aiutati in questo dalla scelta di non utilizzare come si fa di solito in
studio stanze separate e di rinunciare anche alle cuffie, un po’ come
succede in un concerto non amplificato. Accurata la scelta del
repertorio, che presenta molti standard poco praticati dai jazzisti e due
brani originali, il primo, Nocturnal, breve prologo allo splendido brano di
Legrand, il secondo non celato omaggio a Gershwin, anche nel gioco di
sillabe “ribaltate” del titolo (ShwinGer). Dopo la finale Like a Lover non
c’è stanchezza, anzi, si vorrebbe addirittura che il disco continuasse
ancora. Non resta che attenderne il seguito.