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Michele Di Toro (piano), Yuri Goloubev (double bass), Hans Mathisen (guitar).
1) Hidden Stories (Mathisen); 2) Hans and Yuri (Di Toro); 3) Overhearing Again! (Goloubev);
4) Bill (Di Toro); 5) French Wind (Goloubev); 6) Tensai Bakabon (Di Toro); 7) A Remark She Made (Mathisen); 8) No. 4 (Mathisen); 9) Robertson (Mathisen); 10) The Call (Goloubev).
Recorded in December 2022 by Stefano Spina at Sala dell’Ermellino, Milano;
mixed and mastered in April 2023 by Carlo Cantini at Digitube Studio, Curtatone (Mantova).
Introdotto per la prima volta nel jazz da Art Tatum, e reso quindi popolare da Nat King Cole, il trio “pianoforte–chitarra –contrabbasso” ha forse toccato il suo punto più alto a metà degli anni Cinquanta con Oscar Peterson. Questo piccolo “combo”, di chiara impronta cameristica, benché poco usato sia nel bop moderno che nel jazz d’avanguardia, ha superato la prova del tempo e sembra esser recentemente tornato di moda con il trio composto da Ron Carter, Mulgrew Miller e Russell Malone. Il contrabbassista russo Yuri Goloubev pare trovarsi parecchio a suo agio con questa formazione se è vero che, dieci anni dopo aver pubblicato «Standpoint» (2012, Caligola), con Roberto Olzer al pianoforte e Fabrizio Spadea alla chitarra, è tornato ad utilizzarla con «Trionomics». Per questa nuova ed ispirata seduta di registrazione, che ha avuto per cornice la splendida Sala dell’Ermellino di Francesco Micheli, a Milano, Goloubev ha scelto come compagni d’avventura il pianista abruzzese Michele Di Toro – con cui condivide una lunga esperienza artistica, sia in duo («Duonomics», 2018) che in trio (con Marco Zanoli alla batteria) – ed il chitarrista norvegese Hans Mathisen. Da un “drumless trio” ci si sarebbe potuti aspettare una sequela di standard, arrangiati magari in modo personale, ed invece si rimarrà sorpresi nel trovare ben dieci brani originali, quasi a voler sottolineare che questa formazione è tutt’altro che datata o rivolta nostalgicamente al passato. Nella loro musica, lontana dal mainstream convenzionale, si possono trovare echi di Bill Evans ma anche di Lennie Tristano, che ha guidato un analogo trio con Billy Bauer a metà degli anni Quaranta. È curioso infine notare come l’unico brano non suonato in trio, The Call, un piano solo di Michele Di Toro eseguito in chiusura dell’album, sia stato composto da Yuri Goloubev. Raffinata eleganza e fertile creatività qui sembrano davvero complementari, per nulla in conflitto.
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Introduced in jazz by Art Tatum and popularized by Nat King Cole, the piano–guitar–bass trio had its peak in the mid–50s with Oscar Peterson. This small combo, clearly inspired by chamber music, may not be frequent in contemporary bop and avant–garde jazz, but stood the test of time and seems to have come back in vogue with the trio consisting of Ron Carter, Mulgrew Miller and Russell Malone. Russian bassist Yuri Goloubev seems at ease in this ensemble as he plays again in one ten years after releasing «Standpoint» (2012, Caligola) with Roberto Olzer on piano and Fabrizio Spadea on guitar. In the new, inspired recording session which took place in Francesco Micheli’s wonderful Sala dell’Ermellino in Milan, Goloubev was joined by Abruzzese pianist Michele Di Toro – with whom he has often played both as a duo («Duonomics», 2018) and a trio with Marco Zanoli on drums – and Norwegian guitarist Hans Mathisen. From a drumless trio one might have expected a bunch of standards, perhaps arranged in a personal way, and yet one will be surprised to find ten original compositions as if to re–iterate this ensemble is all but outdated and tied to the past. In their music, which is far from mainstream, there are echoes of both Bill Evans and Lennie Tristano – the latter led a similar trio with Billy Bauer in the mid–40s. Finally, it is curious to realize that the only song not to be played as a trio, The Call, a solo piano by Michele Di Toro, was actually composed by Yuri Goloubev. Refined elegance and fertile creativity are really complementary, never conflicting at all.