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Mauro Darpin (tenor sax), Riccardo Chiarion (electric guitar),
Alessandro Turchet (double bass), Luca Colussi (drums)
1) Strange ways; 2) Border line; 3) Febbraio; 4) Look out;
5) Bricolage; 6) You don’t know what love is; 7) Ripples;
8) Minor steps; 9) Ornithology; 10) Blue shoes; 11) Raggio di luna.
Recorded at Cavalicco (Udine), in May 2011.
Rappresenterà per molti una piacevole scoperta quella di Mauro Darpin,
tenorsassofonista portogruarese non più giovanissimo che, dopo aver
completato tutti i passaggi necessari ad una profonda acquisizione del
lessico jazzistico, ha finalmente deciso, a cinquant’anni suonati, di
registrare il suo primo disco da leader, lavoro maturato con pazienza e
che raccoglie nove composizioni originali scritte nell’arco di un
decennio, oltre a due standard completamente rivisitati, sia nell’armonia
che nel mood, come Ornithology e You don’t know what love is. Darpin
inizia la sua avventura musicale in una banda con il clarinetto, per poi
scoprire l’improvvisazione suonando in un gruppo dixieland e passare
quindi ad un jazz più moderno ed al sassofono, che studia a fondo
frequentando i seminari di Siena e di Umbria Jazz, fino alla laurea in
discipline musicali (biennio) conseguita nel 2008 a Castelfranco Veneto
con Pietro Tonolo, dopo che aveva completato il triennio a Trieste con
Glauco Venier. Suona con molte formazioni in ambito regionale, ed è
attualmente membro stabile sia della Big Band Città di Udine che della
bolognese Abbey Town Jazz Orchestra. La scelta dei partner sembra
delle più appropriate, visto che il goriziano Riccardo Chiarion, chitarra,
ed i friulani Alessandro Turchet, contrabbasso, Luca Colossi, batteria,
benché ancora giovani, costituiscono ciascuno delle solide realtà del
jazz triveneto ed insieme una sezione ritmica omogenea e affiatata,
ideale per mettere in risalto le qualità compositive e strumentali del
leader. Dei due standard abbiamo già detto. Assai vari sono gli altri
nove brani originali compresi nell’incisione, che rimane comunque
nell’ambito di un jazz moderno ma tonale, ed avendo come espliciti
punti di riferimento Wayne Shorter e Kenny Wheeler. Si passa così dalla
cantabile melodia di Strange ways, che apre il disco, al groove
sostenuto, quasi funkeggiante, di Look out, dalla scorrevole bossanova
di Ripples al blues minore di Minor steps, sentito omaggio a John
Coltrane, dal coinvolgente swing, quasi shuffle, di Blue shoes, al
complesso ma allo stesso tempo avvincente Bricolage, brano che dà il
titolo all’album, od alla sognante Raggio di luna, ballad dolce, lirica e
riflessiva che lo chiude come meglio non si potrebbe.