Matteo Mosolo (double bass, vocals).
1) Freedom (Charles Mingus); 2) Uprising Dance; 3) Desolation; 4) So Wait;
5) Free Society Blues; 6) Mud Mood; 7) Spiritual [for Charlie Haden];
8) Ghosts (Albert Ayler); 9) Oh Lord Save Mother Earth.Recorded, mixed and mastered on March 3, 4 and 9, 2020,
at Mobile Recording Studios, Tricesimo (Udine), by Franco Feruglio.
Registrare un disco in completa solitudine è impresa ardua per qualsiasi musicista,
tanto più per un contrabbassista, anche se virtuoso. La sfida non ha spaventato Matteo Mosolo, 35 anni, allievo di Franco Feruglio, che in questo caso lo ha anche registrato. Avevamo già avuto occasione di apprezzare il talento del jazzista udinese in «Synchoronicities», disco dell’Humpty Duo, progetto che Mosolo condivide da un decennio con il chitarrista Luca Dal Sacco. Tutti i brani scelti per questo lavoro sono di sua composizione, ad eccezione di Freedom, toccante omaggio a Charles Mingus, e della suggestiva Ghosts di Albert Ayler, dove il Nostro sfoggia una grande padronanza nell’uso dell’archetto. Disco registrato e missato all’inizio di marzo, «Isolation» sembra presagire quello che sarebbe successo di lì a poco in Italia prima, e poi nel mondo. Ma non era questo il suo intento. Il filo conduttore che lega i brani del disco è la contrapposizione fra la ricerca della libertà da parte dell’uomo e la libertà che invece viene concessa nella cosiddetta “società libera” occidentale. Il legittimo desiderio di libertà, le lotte e le sofferenze vissute per ottenerla (non a caso in tutto l’album è forte il richiamo alla musica afroamericana degli albori, sia a quella religiosa che al blues rurale) sembra andar di pari passo con la critica alla libertà che si è presa l’uomo di distruggere il pianeta che lo ospita, schiavo com’è di inguaribili individualismo ed egoismo. Il disco si presenta come una sorta di suite, e riesce ad ammorbidire, grazie ad uno squisito gusto musicale, questi contrasti servendosi, ove necessario, anche della voce. Matteo Mosolo non è un cantante, ma lancia il suo grido di dolore e recita la sua preghiera in tre brani molto importanti, che sono quello di apertura (Freedom), quello centrale (Free Society Blues) e Oh Lord Save Mother Earth, che chiude l’album, quasi i vertici di un ideale triangolo equilatero i cui lati offrono comunque preziose gemme, dalla danzante Uprising Dance all’accorato quanto esplicito omaggio a Charlie Haden (Spiritual), che insieme a Mingus sembra essere il principale punto di riferimento artistico del contrabbassista friulano.