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Matteo Alfonso (piano), Giovanni Maier (double bass).
1) Dizzy Moods; 2) Duke Ellington’s Sound of Love; 3) Nouroog; 4) East Coasting; 5) Celia;
6) Orange Was the Color of Her Dress, Then Blue Silk; 7) Free Cell Block F, ‘Tis Nazi U.S.A.;
8) Jump Monk; 9) Eclipse.
All compositions by Charles Mingus
Recorded by Diego Piotto on 24th March 2023 at Art Music Recording Studio, Bassano
del Grappa (Vicenza), Italy; mixed and mastered in 2024 by Luca Bulgarelli, Rome.
Giovanni Maier è da oltre trent’anni uno dei contrabbassisti più apprezzati ed attivi della scena jazzistica italiana. Ha collaborato, fra gli altri, con Roberto Ottaviano e gli Electric Five di Enrico Rava, Roberto Cecchetto e l’Italian Instabile Orchestra, Giancarlo Schiaffini e gli Enter Eller, solo per fare qualche nome; nelle più di cento incisioni cui ha partecipato molte sono quelle che lo vedono nella veste di leader. Oltre che affermato musicista e stimato didatta, Maier è dal 2000 anche coraggioso e prolifico produttore discografico con l’etichetta Palomar, che conta oggi oltre settanta titoli in catalogo. In uno di questi, «Naked Songs» (2015), il contrabbassista goriziano aveva incontrato Matteo Alfonso, pianoforte, in un emozionante duo che utilizzava solo materiale originale. Altrettanto attivo, sia come didatta che come concertista, anche se meno prolifico discograficamente, il pianista veneziano ha ritrovato dopo un decennio in studio di registrazione il contrabbasso di Maier per rendere omaggio, ancora una volta in duo, ad un gigante del jazz come Charles Mingus. I due l’hanno fatto reinterpretando in modo sincero, originale e profondo nove brani del suo sterminato repertorio, ivi compresi Eclipse e Nouroog, fra i meno frequentati dai jazzisti. L’idea, nata nel 2019 in occasione del quarantennale della morte di Mingus, ha così prodotto una riuscita rivisitazione fatta, come i due musicisti tengono a precisare nelle note di copertina, a “bassa risoluzione”: il risultato è “ciò che rimane dei capolavori del grande compositore e contrabbassista afroamericano dopo la scrematura armonica a cui li abbiamo sottoposti. La strategia con la quale è stato deciso di personalizzare il suo repertorio è infatti la stessa che Mingus ha adottato nella versione originale del brano Pithecantropus Erectus: dopo un tema che si snoda attraverso diverse sezioni armonicamente difformi, l’improvvisazione viene sviluppata su una struttura armonica molto semplice e scarna, di poche battute. Questo approccio permette maggiore libertà d’azione e possibilità di “fuga” da un contesto musicale tradizionale…”.Un’essenzialità la loro, quasi minimalista, ma rispettosa della bellezza delle composizioni affrontate, che in questa rilettura dal sapore cameristico non perdono la loro originaria forza espressiva, né la capacità di emozionarci.