Massimo Donà (trumpet, guitar, voice) and Davide Ragazzoni (drums) in all tracks;
Michel Polga (tenor and soprano sax) out on 8; Stefano Olivato (electric bass, harmonica, clavinet),
Maurizio Trionfo (guitar) on 1/2/3/4/5/6; Bebo Baldan (synth) on 1/2/6/7; Marco Ponchiroli (Rhodes) on 2/4;
Paola Donà (vocals), Enrico Arduin (guitar), Lello Gnesutta (electric bass) on 4/5;
Guests: Aldo Donà (vocals), Antonio Gnoli (voice) on track 5; David Riondino (voice),
Francesco Bearzatti (tenor sax), Lele Rodighiero (keyboards), Massimo Semenzato (vocals) on track 7;
Alberto Negroni (guitar), Daniele Cimitan (keyboards), Andrea Braido (electric bass), Sbibu Sgazzabia (percussion) on track 8.
1) Topi in terrazza; 2) Cuor contento, gran talento; 3) Tagology; 4) I’m in Love;
5) Magister Puck’s Theory; 6) Fiorentino, signor vino; 7) E chi no; 8) Irrisoluzione cromatica.
Track 1–7 recorded in 2019/2020, mixed and mastered in September 2020,
at Blue Train’s Recording Studio, Mira (Venezia), by Antonio Morgante and Giorgio Spolaor;
track 8 recorded in 1989, at Diamine Recording Studio, Mestre (Venezia), by Daniele Cimitan.
A solo un anno da «Iperboliche distanze», il filosofo–trombettista Massimo Donà (qui anche
chitarrista e rapper) pubblica un nuovo album, molto diverso, apparentemente meno
organico, di certo più eterogeneo e scanzonato, ed invece come tutti i suoi lavori
estremamente coerente ed omogeneo. «Magister Puck» riesce ad unire mirabilmente
l’amore per il “divino” Miles (evidente in Cuor contento, gran talento ed in Fiorentino, signor
vino) con quello per i Fab Four (cui ha dedicato un recente breve saggio, «La filosofia dei
Beatles») – cui danno sostanza sia I’m in Love, con la voce di Paola Donà in primo piano,
sia l’introduzione di Magister Puck’s Theory, che diventa presto, a sorpresa, un incalzante
rap con lo stesso leader a scandire l’ironico testo – ma anche per il soul e funk più neri, alla
James Brown, come dimostrano le incalzanti Topi in terrazza e Tagology. Tornano ancora,
benché in un solo brano (E chi no) le parole di Andrea Emo e la voce di David Riondino,
protagonisti del già citato «Iperboliche distanze». Sorprende infine la presenza di una
registrazione del 1989, Irrisoluzione cromatica, con un sorprendente Andrea Braido al basso,
che aumenta il rammarico per l’assenza di testimonianze ufficiali di un gruppo elettrico tanto
scopertamente davisiano quanto decisamente originale nel jazz italiano degli anni ’80.
A dare sostanza e continuità alla poetica musicale del trombettista provvedono ancora una
volta, in mezzo a molti ospiti, partner affidabili come Michele Polga e Davide Ragazzoni,
quest’ultimo unico musicista presente, insieme al leader, in ogni traccia del Cd.