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Massimo Donà (tromba, voce), Francesco Bearzatti (sax tenore, clarino),
Michele Polga (sax tenore), Giorgio Mantovan (chitarre),
Nicola Sorato (basso elettrico), Davide Ragazzoni (batteria)
Quarto disco da leader del trombettista–filosofo Massimo Donà , a due anni da «Spritz»,
pubblicato sempre da Caligola, «Cose dell’altro mondo», pur tenendo fede ad una coerente ed
esemplare continuità stilistica con i precedenti lavori, lancia qualche segnale di novità . Non è
un caso poi che l’album sia uscito a ridosso del quarto tascabile scritto per Bompiani, «Filosofia
della musica», di cui s’è già molto parlato ed a cui sembra arridere lo stesso successo toccato
tre anni fa a «Filosofia del vino». Il brano che dà il titolo all’ultimo disco, Cose dell’altro mondo,
sottotitolato Suite filosofica, ci fa ascoltare, in mezzo a molti interessanti spunti melodici, le voci
di famosi pensatori (in qualche caso maestri di Donà ) come Emanuele Severino e Massimo
Cacciari, Giulio Giorello e Carlo Sini, Enrico Ghezzi e Vincenzo Vitiello. Proprio all’interno di
questa lunga e cangiante suite musicale, Donà trova alcune delle sue migliori invenzioni
tematiche, riuscendo a ricavare il massimo anche dai suoi partner, dalla chitarra profondamente
blues di un collaudato session–man come Giorgio Mantovan al sax tenore sempre più profondo
e “libero†di Michele Polga od all’imprevedibile e sinuoso clarinetto di Francesco Bearzatti.
Già parlando della suite abbiamo anticipato alcune importanti novità presenti nel disco: la
rinuncia, dopo tre album, alle tastiere di Lele Rodighiero in favore della chitarra di Mantovan
appunto e, finalmente, la presenza in tre brani dell’eccellente sassofono di Polga, peraltro giÃ
da tempo egregio sostituto di Bearzatti nei concerti. Si ascolti, per convincersi della sua
raggiunta maturità , il sapiente funky di Alghera la pantera o di Maratea’s bells, quest’ultimo
introdotto dal “vero†suono delle campane di Maratea (registrate sul luogo dal leader). Sono
riservate invece a Bearzatti il facile ma efficace tema–canzone che apre l’album, da cui è stato
tratto anche il sottotitolo (bi SOL MI FA RE), la swingante Meno argenteria, più pollo cotto e la
“tumultuosa†– quasi una veloce corsa ad ostacoli – Lunare. Piacciono, in generale, al di lÃ
dell’apparente leggerezza dei temi, la maggiore libertà acquisita da una musica decisamente
più aperta e trasversale che nel passato, soprattutto nelle sue parti improvvisate. La personale
e matura tromba di Donà sa cavarsela bene anche senza i sassofoni, risolvendo brillantemente
da sola, in quartetto, l’improvvisazione sulla cantabile melodia di Hangarian Mystery, tema che
pensiamo sarebbe piaciuto anche a Tadd Dameron.