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Maria Roveran (voce), Simone Chivilò (chitarre, programmazioni),Piero Trevisan (basso elettrico), Moreno Marchesin (batteria).Nel brano n. 7 è accompagnata da fH Projex (Paolo Segat e Alessandro Cellai)
1) Piova grigia; 2) Non farti vedere; 3) Latte acido; 4) E va (*);5) Putea dela luna (#); 6) Indrio soea (*); 7) Backwards (*).Testi e musiche di M.Roveran (nel brano n. 7 con A.Cellai).(*) dal film «Piccola Patria», di Alessandro Rossetto (2013)(#) dal film «La foresta di ghiaccio», di Claudio Noce (2014)
Registrato nello Studio Agnese e il Pappagallo 17 di Trevisoda Simone Chivilò e nello Studio Officine Underground diMontebelluna (Treviso) da Nicolò Gasparini.
Maria Roveran, classe 1988, talentuosa promessa del nuovo cinema italiano,
nata e cresciuta nella terraferma veneziana, ha sempre amato scrivere poesie e
canzoni. Il grande amore per la recitazione la spinge a lasciare gli studi
universitari (Trieste, Università di Fisica), cambiando completamente il corso
della sua vita, per trasferirsi a Roma, dove frequenta per tre anni il Centro
Sperimentale di Cinematografia. Il debutto, subito vincente, nel 2013,
la vede già protagonista nel primo lungometraggio “fiction†del
documentarista padovano Alessandro Rossetto: «Piccola Patria».
Accolto con successo alla Mostra del Cinema di Venezia, la pellicola fa poi il
giro del mondo, dall’Olanda agli Stati Uniti.
Proprio durante la lavorazione del film Maria Roveran compone alcune
canzoni che sarebbero poi entrate nella colonna sonora, tre in tutto: E va,
Indrio soea, oltre ad una rielaborazione elettronica di quest’ultima, accorciata
nel testo e condita di molta elettronica, grazie all’intervento del celebre duo fH
Projex (Backwards).
Il secondo film della giovane attrice veneta, uscito dopo appena un anno, sta
ripetendo, forse amplificandolo il successo di quello del debutto. «La foresta di
ghiaccio», di Claudio Noce, film sulla guerra nell’ex-Jugoslavia in cui recita
anche Emir Kusturica, non passa inosservato al Festival del Film di Roma e
viene quasi subito distribuito nel circuito cinematografico commerciale, non
solo in quello d’essai, come il precedente. Nella colonna sonora del film,
com’era successo in «Piccola Patria», spicca una canzone della Roveran,
Putea dela luna, scritta parte in dialetto, parte in italiano. “Per il provino
veniva richiesta una ninna nanna di tradizione popolare†– confessa l’attrice
–cantante – “ed io, non conoscendone nessuna in particolare, ne ho composta
una per l’occasione, presentandola all’incontro per il casting. Scrivere e
cantare spesso mi aiutano ad entrare all’interno delle dinamiche di un
personaggio. Quella stessa ninna nanna è stata poi inserita all’interno del film
per volontà del regista…â€.Questi quattro brani già ascoltati al cinema, più altre tre canzoni – quelle che
aprono in successione il disco – vanno a formare un’opera prima sincera e
personale, forse non ancora pienamente matura, ma che le liriche crude e
dirette non rendono mai banale. I testi, sia in italiano che in dialetto veneto,
raccontano di paesaggi, di vita quotidiana, di rapporti spesso difficili, con la
madre ma anche con gli amori finiti, di solitudine e voglia di andarsene dal
grigiore di una provincia a tratti soffocante. La musica viene cucita addosso
alle canzoni con sensibilità e delicatezza, senza snaturarne la malinconica
poesia, da un abile musicista (e produttore) qual è il chitarrista, ma non solo,
Simone Chivilò, – anche lui veneziano, ma ha frequentato a lungo Siviglia e
Milano – già collaboratore, fra gli altri, di Radiofiera, Massimo Bubola, Eric
Andersen.«AlleProfondeOriginiDelleRugheProfonde» è il primo ma non troppo timido
passo di una cantautrice atipica, fuori dal coro, che fa ormai l’attrice di
professione ma con una carta in più da giocare: quella della musica. Il cinema
le riempie il cuore di canzoni, che a loro volta l’aiutano a costruire il
personaggio che deve interpretare. “Cantare†– scrive nelle note di copertina
– “mi permette di scavare nella profondità delle mie rughe: c’è sempre tempo
per un liftingâ€. E’ un rapporto sinergico, suggestivo e stimolante, un
interscambio sin qui davvero proficuo, quello fra recitazione e musica, le cui
potenzialità sono ancora tutte da esplorare. Ma la partenza è già senza dubbio
meritevole di considerazione, e non poca.