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Maurizio Scomparin, Gastone Bortoloso, Ilic Fenzi, Stefano Mazzucco (tromba);
Beppe Calamosca, Toni Costantini, Umberto De Nigris, Matteo Morassut (trombone);
Nicola Fazzini, Piergiorgio Caverzan, Michele Polga, Alberto Vianello, Mauro Bordignon
(sassofoni); Giuliano Perin (vibrafono); Stefano Bassato (chitarra); Matteo Alfonso (piano);
Marc Abrams (contrabbasso); Davide Ragazzoni (batteria); Davide Michieletto (percussioni).
Ospiti: Marco Tamburini, David Boato (tromba), Pietro Tonolo (sax tenore)
Arrangiamenti e direzione di Marcello Tonolo
La Thelonious Monk Big Band è nata nel 1997 all’interno del laboratorio di arrangiamento
dell’omonima Scuola di Musica, condotto dal pianista Marcello Tonolo e dal sassofonista
Maurizio Caldura. Dopo l’improvvisa e dolorosa morte di Caldura (1959–1998), la conduzione
dell’appena costituita big–band è stata presa da Tonolo, che nel 2000 ha dedicato all’amico
prematuramente scomparso il primo disco dell’orchestra, «Goofy’s dance» (Caligola 2032). A
dieci anni dalla sua fondazione la Thelonious Monk non é più la big–band dei seminari, in cui
gli allievi si mescolavano agli insegnanti, ma una formazione ormai professionale, in cui
militano i maestri della scuola ed alcuni dei migliori solisti veneti in circolazione. L’orchestra ha
lavorato nel 2002 con Carla Bley e Steve Swallow, ed ha poi partecipato, con una lunga
medley che mescola Warm Valley di Ellington a Bright Mississippi di Monk (medley presente
anche in questo «Night Over»), a «Lester» (Caligola 2054), disco “live†del 2004, che
comprendeva varie formazioni venete. Questo nuovo album – che esce a dieci anni dalla
nascita ed a sei dalla precedente incisione in studio della big–band – rappresenta un altro
passo importante del suo percorso artistico, assegnando all’orchestra veneta un posto di primo
piano nel panorama jazzistico del nostro paese. Viene messo in luce finalmente il poliedrico
talento di Marcello Tonolo, compositore ed arrangiatore di razza, ma che non ha ancora
ottenuto i meritati riconoscimenti. Sono suoi infatti, esclusa la medley naturalmente, gli altri
quattro brani del disco, fra cui quello che gli dà il titolo, già apparso tre anni or sono in «Two
days in New York» (Caligola 2048), di Marco Tamburini. Gli assoli sono una passerella per i
migliori membri dell’orchestra – fra cui val la pena di ricordare almeno i sassofonisti Michele
Polga e Nicola Fazzini, il trombonista Beppe Calamosca, il trombettista Ilic Fenzi ed il bassista
Marc Abrams – ma anche per i tre illustri ospiti dell’incisione, ovvero Marco Tamburini, David
Boato e Pietro Tonolo, autori di soli davvero pregevoli, gli ultimi due presenti addirittura insieme
nella suadente ballad d’apertura, Dream.