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Jeff Albert (trombone), Rex Gregory (clarinets),
Helen Gillet (cello), Marcello Benetti (drums).
1) BFF (Lili’s list); 2) 819 Port Street (Elsie’s shoes);
3) Novembre 2010; 4) Laura Lea; 5) Primero (dia en Nueva Orleans);
6) Penombra; 7) Hammock; 8) Green card.
Recorded , mixed and mastered in New Orleans,
on May 18th and August 30th 2011, by Misha Kachkachishvili.
Nel colorato disegno di copertina c’è un leone con la zampa destra
posata sopra uno scudo con giglio, che sono, rispettivamente, i simboli
delle città di Venezia e New Orleans, egualmente importanti per il
batterista Marcello Benetti, cresciuto a Mirano, nell’entroterra
veneziano, ed ora trasferitosi stabilmente nella città più importante della
Louisiana, che l’ha catturato con la musica e gli affetti. A due anni dal
disco del debutto, «Supuesto blue» (Caligola 2116), ecco quindi
giungere con «Shuffled» la conferma dei progressi compiuti nel definire
un’ancor più originale cifra stilistica. Già il precedente lavoro rivelava
una visione musicale insolitamente aperta ed onnivora, propria di chi,
pur frequentando l’avanguardia, non ha mai rinnegato le proprie radici,
che affondano nel blues, funky e klezmer, musiche da cui anzi continua
a trarre ispirazione e linfa vitale.
Gli otto brani di «Shuffled», tutti composti dal leader, hanno atmosfere
continuamente cangianti, ma un “groove†sempre serrato ed incalzante,
anche nei momenti più delicati. Sembrano davvero bene assortiti i
partner scelti da Benetti per questa sua seconda prova discografica,
tutti musicisti che lavorano nell’area di New Orleans. Il più noto al
pubblico italiano è senza dubbio il trombonista Jeff Albert, già ammirato
nei gruppi di Hamid Drake, ma rappresentano una piacevole sorpresa
sia il sinuoso clarinetto di Rex Gregory – che sarebbe peraltro un
eccellente plurisassofonista – sia la fantasiosa violoncellista Helen
Gillet, nata in Belgio, cresciuta a Singapore e sbarcata nel 2003 a New
Orleans, dove s’è poi stabilita. Dall’iniziale ironica BFF (Lili’s list), ricca
di echi lacyiani (e come non pensare, ascoltando Albert, a Roswell
Rudd?), all’assorta November 2010, in cui è il violoncello suonato con
l’archetto della Gillet ad emergere, dalla fresca ripresa dell’ipnotico tema
di Primero – che da “dia de primaveraâ€, nel primo disco, qui diventa “dia
en Nueva Orleans†– allo scanzonato blues, in stile dixieland,
di Hammock, tutti i brani hanno un qualche motivo d’interesse ed il
conclusivo Green Card (carta verde poi finalmente ottenuta), con il suo
incedere arabeggiante, contribuisce a mettere ancor meglio in luce il
sempre più originale drumming di Benetti, che sembra aver messo a
frutto nel migliore dei modi gli insegnamenti della rinomata scuola
percussiva di New Orleans.
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In the colourful drawing of the cover there’s a lion with its right leg
resting on a shield decorated with a lily, which are, respectively, the
symbols of the city of Venice and New Orleans, both equally important
to the drummer Marcello Benetti, who grew up in Mirano, near Venice,
and has now moved to the most important city of Louisiana, which has
captured him with music and loves. Two years after «Supuesto Blue»,
his first album, «Shuffle» provides the confirmation of the improvements
accomplished in defining an even more original stylistic code. The
previous work had already revealed an unusually open and omnivorous
musical vision, typical of someone who, even if attending the avant
–garde, has never rejected his own roots, connected with blues, funky
and klezmer; but instead continues to take inspiration from these kinds
of music. The eight songs of «Shuffled», all composed by the leader,
show shimmering atmospheres but a groove that is always fast and
urgent, even in the most delicate moments. It looks like the partners
chosen by Benetti for his second proof as a leader are really well
assorted. They are musicians working in the area of New Orleans. The
most famous of them is probably the trombonist Jeff Albert, who had
already played with Hamid Drake. However, both Rex Gregory’s
sinuous clarinet (he is a very good multi–saxophonist) and Helen Gillet’s
cello (she was born in Belgio, grew up in Singapore and in 2003 arrived
in New Orleans, where she has settled) are a pleasant surprise. From
the initial ironic BFF (Lili’s list), which recalls Steve Lacy ( and how can
you avoid thinking of Roswell Rudd when listening to Albert?) to the
engrossed November 2010, in which the cello played with bow stands
out, from the fresh retake of the hypnotic theme of Primero (Dia en
Nueva Orleans) to the easy–going blues, in dixieland style,
of Hammock, all the songs are interesting for some reason and the
final Green Card (document then finally obtained), with its arabic strut,
contributes towards highlighting even better Benetti’s increasingly
original drumming. Apparently Benetti has made use of the well–known
New Orleans’ percussion school in the best way.