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Luca Gusella (vibraphone, malletKat), Andrea Grossi (double bass), Alessandro Rossi (drums).
1) Felix (L.Gusella); 2) Kary’s Trance (Lee Konitz); 3) Visa (Charlie Parker); 4) Time Remembered (Bill Evans); 5) Etude 26 (David Friedman); 6) New Rumba (L.Gusella); 7) Goodbye Pork Pie Hat (Charles Mingus); 8) Giant Steps (John Coltrane); 9) Infant Eyes (Wayne Shorter); 10) Amanda (L.Gusella).
Recorded and mastered by Vins De Leo, mixed and edited together with Luca Gusella,
at Crossroad Recording Studio, Cologno Monzese (Milano), Italy, in February 2024.
Dopo essersi diplomato al Conservatorio di Milano ed aver suonato professionalmente come musicista classico, sia in orchestre sinfoniche che in formazioni cameristiche, dall’inizio degli anni '90 Luca Gusella, classe 1962, ha iniziato a dedicarsi con sempre maggiore impegno e costanza al jazz. Grazie al suo non comune talento strumentale si è messo presto in luce suonando e registrando con, tra gli altri, Giorgio Gaslini e Andrea Dulbecco, Enrico Intra e Germano Zenga, l’Artchipel Orchestra e il gruppo Nexus. «Portraits» colma con colpevole ritardo una lacuna nella sua discografia: è questo infatti, dopo molte importanti esperienze artistiche, il suo primo lavoro come unico leader. Il vibrafonista milanese ha scelto per l’occasione una formazione collaudata, agile ed essenziale, che lo vede alla testa di un affiatato trio completato da Andrea Grossi, contrabbasso, e Alessandro Rossi, batteria. Gusella ha registrato un album dal sapore squisitamente jazzistico, ma a cui non sono estranei gli aromi della fusion e del jazz elettrico degli anni ’70, riservando comunque sempre grande attenzione alla ricerca ritmica e all'interplay. Vibrafono e malletKat, grazie alle le loro molteplici sonorità, si fondono mirabilmente con contrabbasso e batteria, offrendo una gamma sonora chiaroscura di grande effetto ed estrema raffinatezza. «Portraits» ci conduce per mano in un viaggio musicale originale e variegato, estremamente interessante, che trae ispirazione da alcuni musicisti che hanno contribuito alla formazione jazzistica del leader, ma anche da quelle sonorità che hanno accompagnato i suoi primi ascolti musicali non legati agli studi classici. Si spiegano così le dediche che compaiono in alcune tracce dell'album. Tre composizioni originali, un brano di uno dei suoi idoli e maestri, David Friedman, e sei grandi classici del jazz (da Visa di Charlie Parker a Infant Eyes di Wayne Shorter, passando per Giant Steps di John Coltrane e Goodbye Pork Pie Hat di Charles Mingus) completano un disco coerente e sincero, godibile dall’inizio alla fine, con cui Luca Gusella dovrebbe trovare finalmente i riconoscimenti che merita.