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Ligia França (vocals), Roberto Taufic (guitar), Aruan Ortiz (piano),
Edu Hebling (double bass), Roberto Rossi (drums), Armando Marçal (percussion).
1) O samba è meu dom; 2) Nem eu; 3) Isto è meu Brasil; 4) Saudosa maloca;
5) Meu mundo è hoje; 6) Inolvidable; 7) Vatapà; 8) Lembra de mim;
9) Guarda che luna; 10) Mora na filosofia; 11) Camisa amarela;
12) Nega maluca; 13) Cão sem dono.
“Lo swing è naturale, elegante e la sua voce preziosa… Ogni tappa è
una sorpresa, grazie anche agli amici di grande classe che, insieme a
Ligia, percorrono quel loro mondo che, oggi, fortunatamente, è anche
un po’ il nostro”.Il breve ma significativo commento di Luciano Bertrand
– agente musicale ma in questo caso soprattutto appassionato di
musica brasiliana – ci aiuta ad entrare nel clima del disco, il terzo da
leader (dopo «Vida», 2006, e «Mundo melhor», 2008), ma sin qui senza
dubbio il più importante, di Ligia França, originaria di Natal (Rio Grande
del Nord) e trasferitasi – per nostra fortuna – da ormai un ventennio nel
nostro paese. Titolo che, dopo aver sognato di vivere finalmente in
un Mundo melhor (mondo migliore), è doppiamente significativo: quella
che sembrava solo una speranza è diventata felice realtà: “Il mio mondo
è qui, oggi!” (Meu mundo è hoje). Tutto sembra accadere per magia, ma
se lo spessore vocale di Ligia França è tanto cresciuto, parte del merito
va allo splendido gruppo assemblato per l’occasione. Le tredici canzoni,
scelte con grande cura ed attenzione dalla vocalist, formano un
repertorio raffinato ed originale, e scorrono via piacevolmente, senza
che si avverta mai un benché minimo calo di tensione. Ci sono dodici
pezzi brasiliani, poco noti al grande pubblico, ma anche una
sorprendente versione di Guarda che luna, omaggio alla sua seconda
patria. All’affiatato trio composto da due talentuosi “brasiliani d’Italia”
come il chitarrista Roberto Taufic (autore anche di quasi tutti gli
arrangiamenti) ed il bassista Edu Hebling, così come dal più brasiliano
fra i musicisti italiani, il batterista bolognese Roberto Rossi, si son qui
aggiunte due stelle internazionali di prima grandezza come il pianista
cubano Aruan Ortiz (attivo dal 1996 in Spagna e dal 2003 a New York,
dove ha collaborato con Greg Osby, Francisco Mela e Antoine Roney,
solo per fare qualche nome) e l’immenso Armando Marçal, maestro di
Rio che ha messo la sua arte percussiva al servizio di Joao Bosco, Pat
Metheny e Stefano Bollani. E’ grazie al loro apporto che
la saudade diventa swing morbido ed avvincente, mai banale,
permeando di un denso alone jazzistico tutta l’incisione. Sopra un
quintetto di questa levatura la voce di Ligia non può che volare. Sentire
per credere!