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Graziella Vendramin (vocals), Denis Biason (guitars, mandoline),
Simone Serafini (double bass), Luca Colussi (drums).
1) Reginella; 2) Voce ‘e notte; 3) Caravan petrol; 4) ‘A vucchella;
5) Anima napoletana; 6) Tammuriata nera; 7) E mi manchi tanto;
8) Sera del mare; 9) ‘A canzuncella; 10) Tu si’ na cosa grande;
11) A me me piace ‘o blues; 12) Voglia ‘e turna’.
Questo quarto album da leader della vocalist friulana Graziella
Vendramin ha un sapore del tutto particolare, poiché è cantato quasi
interamente in napoletano. Niente di strano, a ben vedere, sia per la
sua lunga esperienza nei più svariati ambiti musicali, anche quelli della
musica leggera italiana, sia soprattutto perché napoletana è sua madre,
cui il disco è dedicato, purtroppo colpita recentemente da un malattia
che lascia poche speranze. Ci vengono incontro le sentite parole della
stessa cantante, che ha scritto le note di copertina: «I brani sono stati
cantati nella lingua originale poiché Napoli è la mia seconda terra.
Questi brani li cantava mia madre mentre lavava i panni sulla tavola di
legno appoggiata nella vasca da bagno. Io mi sedevo in un angolo ed
ascoltavo attenta memorizzando tutto. Avevo undici anni.… Oramai mi
resta poco tempo da condividere con la sua memoria, e sono state
un’esigenza ed una necessità prioritarie quelle di creare qualcosa dove
fosse presente in modo molto forte il colore della sua voce… ». Dei
dodici brani presenti nel disco ben dieci sono cantati in napoletano: sei
sono classici della tradizione partenopea, tre di autori–interpreti
napoletani più moderni, una, Anima napoletana, della stessa
Vendramin. Ci sono poi una bella versione di E mi manchi tanto, di
Paolo Morelli degli Alunni del Sole, ed un altro brano originale con testo
in italiano. «Il cantare in napoletano, da un anno a questa parte, è
diventato per me stessa sempre più una necessità, anche se questa
modalità mi è stata consigliata dalla grande Norma Winstone dopo
avermi sentita cantare…». Tradizione e modernità si sposano quindi nel
migliore dei modi in un disco che ha comunque alla base un solido
retroterra jazzistico, sia per il feeling della sua protagonista principale,
che il jazz ha studiato e praticato a lungo, sia per la scelta, azzeccata, di
farsi accompagnare da tre eccellenti jazzisti come Denis Biason,
chitarre, Simone Serafini, contrabbasso, e Luca Colussi, batteria. Ma la
libera improvvisazione non snatura le interpretazioni di grandi classici,
difficili da stravolgere, come Reginella, Voce ‘e notte e ‘A vucchella, né
della più moderna, dimenticata ma deliziosa ‘A canzuncella, grande
successo negli anni ’70 degli Alunni del Sole.