
Maurizio Scomparin (tromba), Benny Lamonica (trombone),
Jacopo Jacopetti (sax tenore), Giuliano Perin (vibrafono), Marcello Tonolo (pianoforte),
Luciano Milanese (contrabbasso), Massimo Chiarella (batteria)
E’ alla sua seconda prova da leader per la nostra etichetta, il vibrafonista padovano Giuliano
Perin, noto agli appassionati veneti per far parte sia della Thelonious Monk Big Band che della
Royal Big Band di Padova. Jazzista originale e maturo, Perin torna con questo disco ad un
mainstream jazz molto legato alla tradizione neroamericana, che per il vibrafono affonda le sue
radici in Milt Jackson e Bobby Hutcherson. Atmosfere molto diverse quindi da quelle che aveva
proposto nel precedente «Into the vibes» (Caligola 2055), dove un inedito quartetto con la
chitarra acustica di Ermanno Maria Signorelli privilegiava preziosismi armonici e sottigliezze
melodiche, per rendere omaggio al suo massimo maestro ed ispiratore, Dave Samuels.
Pervade questi dieci solchi uno swing fluido e contagioso, che nei sei brani registrati in
quartetto non può non ricordare il leggendario Modern Jazz Quartet. Da antologia è
l’interpretazione fornita di For keeps, composta da Terry Gibbs, uno degli strumentisti, insieme
a Samuels naturalmente, che più hanno influenzato stilisticamente il vibrafonista padovano. Da
ricordare, ancora in quartetto, è l’avvincente sviluppo della bella melodia di Siesta, soprattutto
da parte del suo autore, il solido pianista Marcello Tonolo, ma anche la deliziosa versione di I
ricordi della sera, di Savona e Giacobetti, membri del Quartetto Cetra, lo ricordate?, canzone
che riproposta per la prima volta in un’interpretazione di così grande spessore jazzistico
sembra avere tutti i requisiti per diventare un altro importante standard del jazz dei nostri giorni.
In quattro brani il gruppo con l’aggiunta di tre fiati diventa settetto, e l’atmosfera musicale
cambia ancora, per avvicinarsi ulteriormente a certe calde ed infuocate “session” di marca Blue
Note, che hanno permeato in modo indelebile il jazz degli anni ’50 e ’60. Hard–bop caldo e
viscerale, che trova nell’iniziale Spring breeze, davvero ben arrangiato, e nel brano di chiusura,
che è anche quello che dà il titolo all’lbum, entrambi composti da Perin, i suoi momenti più
felici. Se il veterano contrabbassista Luciano Milanese rappresenta con la swingante batteria
Massimo Chiarella l’ideale sostegno per questa musica, un riconoscimento va anche all’apparto
fornito dal trombonista Benny Laconica, già ospite nel precedente album, da Jacopo Jacopetti,
sax tenore, e Maurizio Scomparin, tromba.