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Franco Boggero (voce) con: Franco Piccolo (fisarmonica) 2/4/6/8/13, Michele Cogorno (chitarra) 4/8/9, Federico Bagnasco (chitarra, contrabbasso) 5/9/11, Marco Spiccio (piano) 1/10, Paolo Maffi (sax alto e soprano) 1/5, Paolo Bonfanti (chitarra) 2, Giovanni Peirone (chitarra) e Alessandro Paolini (synth) 3, Antonio Bottero (chitarra) 6, Massimo Berri (chitarra) e Germano Jori (basso) 7, Daviano Rotella (batteria) 10, Matteo Nahum (chitarra) e Marcello Bagnasco (fisarmonica) 12, Augusto Forin (chitarra) 13.
1) Passaggio a livello (E.Jannacci); 2) Un posto come Genova (Boggero); 3) La notte si mangia le nubi (Peirone, Gianni Priano); 4) Luce che passi sotto (Boggero, Priano); 5) Nel basilico (Boggero, Bagnasco); 6) Con i piedi nell’acqua (Boggero); 7) Quasi un’abitudine (Boggero); 8) Tre febbraio (Boggero, Priano); 9) Psicotango (Cogorno): 10) Noi qui a pancia in su (Spiccio, Boggero); 11) Se sono solo non ti scrivo (Bagnasco, Boggero, Priano); 12) Aquellas pequenas cosas / Un’altra estate (J.M.Serrat, G.Paoli, S.D’Orazio); 13) A bruciarsi i capelli nei libri (Boggero, Priano).
Registrazione e missaggio di Alessandro Paolini; mastering di Bruno Cimenti
Franco Boggero, genovese, è cantautore ed al tempo stesso storico dell’arte. Dopo aver dato vita nel 1998 al progetto “Operazione Arcivernice”, con il pianista Marco Spiccio ed il cantautore Augusto Forin, a partire dal 2000 torna a proporre in concerto quasi esclusivamente proprie canzoni. Nel 2009 è finalista al Premio Tenco nella sezione “Opera Prima” con il suo album del debutto, «Lo so che non c’entra niente». Dal 2010 guida il Franco Boggero Quintet – completato da Paolo Maffi, sax, Marco Spiccio, piano, Federico Bagnasco, basso, e Daviano Rotella, batteria – con cui registra «Una punta da cinque», pubblicato nel 2018. «Quasi un’abitudine», il suo terzo lavoro da leader, presenta undici nuove canzoni – alcune tutte sue, altre di amici cantautori o scritte con la loro collaborazione – oltre che riletture di una bella benché poco nota canzone di Enzo Jannacci e di un celebre cavallo di battaglia di Joan Manuel Serrat, qui presentata sia nella sua versione originale in spagnolo che in quella italiana di Gino Paoli. In questi tredici bozzetti, dal sapore intimo, quasi cameristico – in un solo brano è presente il suo vecchio batterista – Franco Boggero dispiega al meglio la sua originale cifra stilistica, che privilegia il non detto, l’allusione, piuttosto che l’enunciazione sibillina e che non ammettere repliche. Canzoni sussurrate, con testi sintetici ma allo stesso tempo ricchi di riferimenti. Come racconta lo stesso cantautore: “…scrivo canzoni per riflettere meglio sulla vita… Molte mie canzoni nascono dalla ruminazione – non so trovare espressione migliore – di materiali verbali raccolti o raccattati e messi via, con la costanza del bricoleur. Una frase colta al volo per strada, ma anche un’epigrafe; il passaggio che ti fa sospendere la lettura del libro, ma anche l’espressione sfuggita a qualcuno che ti sta telefonando…”.