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Caligola 2305
Il batterista Francesco D’Auria ha finalmente deciso, a 65 anni, di registrare il suoprimo disco da leader unico, dopo aver suonato per decenni nei più diversi contesti.Gli studi classici, che ha completato al Conservatorio di Milano, dove dal 2016 insegnapercussioni e batteria jazz, e la contemporanea frequentazione della musicaafroamericana, sia legata al mainstream che all’avanguardia, hanno di certo contribuitoa renderlo batterista duttile ed aperto come pochi oggi in circolazione. Influenzato fragli altri dal tedesco Günter Sommer, che ha frequentato con continuità dal 1985, anchecome componente del Percussion Staff, quintetto di soli strumenti a percussione,D’Auria ha privilegiato nel suo percorso artistico alcune collaborazioni durature, fra cuisono da ricordare quelle con il chitarrista Maurizio Aliffi, documentata da tre album, conil trombonista Beppe Caruso, con cui ha a lungo condiviso un duo, ma anche conGabriele Mirabassi e Michel Godard, di cui è qui presente un brano, il rarefattoPrincess Linde. Scrive Livio Testa nelle note di copertina: “Anche questa volta aFrancesco piace principalmente instaurare un rapporto dialogante; predilige stimolare icomponenti del quartetto a compartecipare sul piano espressivo alle idee che ha volutomettere in campo; preferisce essere parte di un progetto condiviso piuttosto che“rubare la scena” per rimarcarne la leadership…”. E prosegue ancora: “Benchél’organico muti in continuazione, passando dal solo al duo ed infine al quartetto, èsempre il batterista a dettare i tempi e a fornire stimoli e suggestioni per gli interventi diRoberto Cecchetto, Umberto Petrin e Tino Tracanna…”. «Lunatics» si presenta comeun disco articolato eppure coerente dove, pur lasciando molta libertà ai suoi partner(soprattutto in We Just Want to Be Free e nei tre brani in duo), D’Auria afferma condiscrezione ma autorevolezza la sua funzione baricentrica e catalizzante, anchefirmando gran parte degli undici brani dell’album.