
Roberto Martinelli (sax alto e soprano), Ermanno Signorelli (chitarra acustica ed elettrica),
Angelo Quarantotti (viola), Stefano Dall’Ora (contrabbasso), Lele Barbieri (batteria).
Secondo album da leader per Ermanno Signorelli, chitarrista napoletano da molti anni ormai
residente a Padova. E anche questo, come il precedente “Ad occhi chiusi” (Caligola 2017-2),
parla un linguaggio musicale raffinato e dolcemente melodico. “Attesa (A mia madre)”,
contrariamente al disco che lo ha preceduto, non si serve di ospiti prestigiosi per richiamare
l’attenzione degli appassionati, ma si affida a quello che è più importante in una registrazione,
ovvero la qualità della musica suonata, qui davvero elevata. E’ un chitarrista “sui generis”,
Signorelli. Forte di una seria preparazione classica (si è diplomato al Conservatorio di Venezia),
è in grado di attingere da alcuni dei più importanti maestri contemporanei, come Ralph Towner
e Pat Metheny, senza per questo perdere in originalità. Affiancato dal plurisassofonista
(contralto e soprano) Roberto Martinelli, presente anche nel disco d’esordio, dalla viola di
Quarantotti e dalla collaudata coppia ritmica formata da Stefano Dall’Ora e Lele Barbieri, il
Nostro mette in mostra un linguaggio personale ed una squisita sensibilità. La tecnica si può
senza dubbio migliorare con lo studio e l’esperienza, ma c’è una dote che non si può acquisire,
perché appartiene soltanto agli artisti sinceri, la poesia. E’ infatti puro lirismo quello che si
ascolta negli otto brani di “Attesa” (tutti originali, sei del leader), poesia che si esprime in
raffinata musicalità, alcune volte dolce e nostalgica, altre volte più forte ed intensa, specie
quando, come in questo caso, entro in gioco la sfera degli affetti più intimi e profondi, che il
dolore, com’è quello, straziante, per la perdita di una madre, rafforza anziché lenire.