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Emiliano Mazzoni (voce, pianoforte, tastiere, organo, fisarmonica, armonica), Luca A. Rossi (chitarre, basso elettrico, cembalo),
Simone Filippi (batteria). Ospiti : Mirko Zanni (chitarra elettrica) nei brani 1/4/6, Dominic Palandri (chitarra elettrica) nel brano 7,
Michael Mac Bello (batteria) nel brano 9, Romy Chenelat e Angus Palandri (cori) nel brano 2.
1) Canzone di bellezza; 2) Ma perché te ne vai; 3) Diva; 4) Un’altra fuga; 5) Ciao tenerezza; 6) Hey boy;
7) Ragazza aria; 8) Non lasciarmi qui; 9) Nell’aria c’era un forte odore; 10) Tornerà la felicità; 11) Non rivedrò più nessuno.
Registrato a Casa della Catiretta, Piandelagotti (Modena), da Luca A. Rossi ed Emiliano Mazzoni fra gennaio e maggio 2013;
mixato all’Ust Recording Station da Luca A.Rossi nell’aprile 2014; masterizzato da Davide Barbi nel giugno 2014;
editing e montaggio di Bruno Cimenti.
A un biennio da «Ballo sul posto» Emiliano Mazzoni pubblica per Gutenberg la seconda parte del suo diario di vita, scritto nella sua
casa di Piandelagotti (Modena), sull’Appennino Emiliano, dove i rumori e la confusione della pianura vengono attutiti, sembrando molto più lontani di quanto siano in realtà. Registrato nello studio di casa, come il precedente (ma con missaggio, masterizzazione ed editing stavolta molto più accurati, effettuati ad un anno di distanza in altri studi d’incisione) «Cosa ti sciupa» si presenta come un progetto cantautorale nella forma più classica, ma in completa libertà di genere, avendo alla base l’appartenenza alla scena rock underground (prima con gli InLimine poi con i Comedi Club) ed una strizzatina d’occhio ai grandi cantori folk–rock della scena internazionale,
da Tom Waits a Leonard Cohen. Anche in questo suo secondo lavoro da leader, come il primo scarno e minimalista, voce e pianoforte sono al centro della sua musica, ma le chitarre e la batteria, molto più presenti e “quadrate” rivelano la presenza di un musicista dalle mani esperte qual è Luca Rossi (Üstmamò, Giovanni Lindo Ferretti), la cui felice vena musicale si fa qui sentire qui molto di più che in
«Ballo sul posto», allargando le prospettive di scrittura e di arrangiamento, per partorire canzoni che provino ad andare oltre, là dove c’è l’intuito. Quel brivido vertiginoso che si sparge nel corpo dopo aver avuto un pensiero importante, come un virus improvviso o un
sorriso accolto a braccia larghe. Canzoni come tentativi di ultimi passi verso quell’intuito difficilissimo, forse addirittura impossibile da raggiungere. E dunque canzoni di bellezza, anzi Canzone di bellezza, perché “…lasciate alla bellezza il vostro cuore / e vi soccorrerà
non sono favole”. Parole e accordi che girano intorno, scrutano e si tuffano in quella bellezza che è da qualche parte, accompagnata dalla disarmante impossibilità di poterla condividere. Emiliano Mazzoni è il cantautore dell’impossibilità, che offre a chi lo vuole un disco visionario,oggi sicuramente più nostalgico del precedente lavoro. Lui che scrive versi che potrebbero essere scene di un film (“Ci spogliammo come due trionfi sull’altopiano…”) e inchioda alla sedia con incipit potenti e veri, dolcissimi (“Stendi le tue cose oscene al buio se ti va, / fallo per volergli bene…”) o con le storie di chi non tornerà mai (la finale Non rivedrò più nessuno, nata da una vicenda di famiglia). Lui che si aggrega a quella stirpe di traballanti cantori della sopravvivenza di vita e d’amore, ma con una sua indole lieve, a tratti fantasmagorica, dove un luogo amato diventa una donna amata, o forse il contrario (Ragazza aria), e dove il cinismo è un’arma spuntata (Diva) ma forse l’unica per difendersi dal disincanto del dopo (“Ti faccio la colazione, un pezzo di pane, / una merendina di merda. / Io ho la tua gonna e tu il mio pantalone…”), quel disincanto che comunque non vincerà mai se si cerca l’intuito, se si continua imperterriti a smaniare per la bellezza, quella bellezza che è da qualche parte, anche se così difficile da raggiungere e da condividere.
“Il titolo «Cosa ti sciupa»” – confessa Emiliano Mazzoni – “vuol far uscire, in una dimensione di pensiero tra sé e sé, un come mai non ci si riesce. E’ un interrogativo senza punto di domanda, a metà strada tra una domanda ed un rovello, di un uomo che non sa capire come mai tanta splendenza cessi di splendere sciupandosi senza che nessuno ne abbia colpa. Sciupa proprio perché basterebbe poco, ma è spesso troppo ugualmente”.