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Kathya West (vocals, ‘mbira, harmonica, percussion, kavall flute),
Valerio Scrignoli (acoustic guitar; left), Danilo Gallo (acoustic guitar; right)
1) Paint it black; 2) Lucy in the sky with diamonds; 3) Wild horses;
4) Blackbird; 5) Love is strong; 6) While my guitar gently weeps;
7) Lady Jane; 8) Get back; 9) And I love her; 10) Honky tonk women;
11) She’s leaving home; 12) (I can’t get no) Satisfaction;
13) Here comes the sun; 14) Brown sugar; 15) Across the Universe;
16) Sympathy for the Devil.
“Beatles vs. Stones”: una rivalità per molti costruita ad arte.
La storia delle due rock band inglesi ha percorso di fatto tutti gli anni ’60
lasciando tracce indelebili in una miriade di splendide canzoni che sono
entrate di diritto nel Gotha della musica popolare del ‘900.
Più che la rivalità fra i due gruppi, al trio protagonista di «Oxymoron»
interessa proprio quello sterminato repertorio, ancora lontano dall’esser
stato totalmente esplorato, e che lascia quindi ampi margini per nuove
originali interpretazioni. Kathya West, Valerio Scrignoli e Danilo Gallo
affrontano sedici brani di Beatles e Rolling Stones, per almeno metà
non fra i loro più famosi successi, con lo spirito libero,creativo e sfidante
del jazz, ma senza per questo snaturare la melodia delle canzoni che
hanno scelto di re–inventare, rallentandone non poco i ritmi. Va posta
grande attenzione alle sfumature, al “non detto”, al solo accennato,al
sottile gioco fra le due chitarre, quasi una sfida per la voce, spesso un
sussurro, straniante e personale della West, che ha comunque il merito
di saper rimanere sempre perfettamente “dentro” la canzone, anche
quando sembra volerla completamente trasformare. La partenza,
onirica e malinconica con, nell’ordine, Paint it black e Lucy in the sky
with diamonds colpisce nel segno e fa entrare subito l’ascoltatore nello
spirito del disco. Si arriva così, quasi senza accorgersene, dopo la
sedicesima brevissima traccia, Sympathy for the Devil, sorta di prova,
alla “ghost track” dell’album, che è invece la ripresa di Wild horses.
Una considerazione finale: c’era, eccome, anche George Harrison nei
Fab Four, e le sue due gemme scelte per «Oxymoron» lo testimoniano
nel migliore dei modi.