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Davide Ragazzoni (drums), Leo Di Angilla (percussion)
1) Aleph 1; 2) Repique; 3) Yidaki funk; 4) Drumprints;
5) Plug in; 6) Percussion shuffle;7) RPS 3; 8) Tribute (to the drums);
9) 8421; 10) Panamerica; 11) Crash test.
Non sono molti i dischi di sola percussione nella storia del jazz, tanto
più in quello italiano. Eppure il ritmo, si sa, è per la musica
afroamericana elemento più importante di melodia ed armonia, capace
di definirne meglio caratteristiche e contorni. L’idea di fare un duo con
batteria e percussioni avrebbe potuto apparire azzardata, ed invece, nel
caso di Davide Ragazzoni e Leo Di Angilla, ha mostrato di funzionare a
meraviglia, nelle molte esibizioni concertistiche e lezioni–concerto
tenute in questi ultimi due anni. E se funziona così bene dal vivo – si
sono chiesti un giorno i due percussionisti veneziani – perché non
fissarla e diffonderla anche attraverso un disco? Dopo averci pensato a
lungo Ragazzoni e Di Angilla si sono alla fine decisi. Ma per timore di
perdere in uno studio quella speciale magia, unica e suggestiva, che i
molti concerti tenuti hanno dimostrato di saper sempre creare, hanno
quindi deciso di registrare il disco dal vivo. Ma, da affermati e collaudati
professionisti quali sono, lo hanno voluto fare nel migliore dei modi, non
lasciando quasi nulla al caso. Il repertorio è stato quindi
minuziosamente scelto, preparato ed infine registrato durante un
concerto tenuto nell’ambito del Supersonic International Music Festival
al Teatro Pasolini di Cervignano del Friuli. I nastri, registrati dal fonico
Vasja Krizmancic, sono quindi stati mixati a Venezia da Cristiano
Verardo. Il viaggio attraverso cui i due musicisti ci guidano, è bello ed
affascinante, sempre ricco di sorprese. Ragazzoni non è soltanto uno
stimato jazzista – che ha suonato, fra gli altri, con Andrea Braido,
Massimo Donà e Marcello Tonolo – ma anche un ricercato
accompagnatore nel mondo della musica leggera italiana (Enzo
Jannacci, Patti Pravo e, da ultimo, Angelo Branduardi). Di Angilla, più
giovane ma con un curriculum altrettanto importante (Roy Paci, Tiziano
Ferro, Mike Patton), forma con lui un duo affiatato e coeso, capace di
arrivare ad una suggestiva sintesi di molti linguaggi musicali. Latin jazz
e funky, Africa e Brasile, Asia e cultura mediterranea, be–bop e fusion,
ogni combinazione stilistica risulta musicalmente plausibile, ed il ritmo
sembra in grado di unire laddove invece l’armonia è riuscita piuttosto
quasi sempre a dividere. Un’esperienza da vivere tutta d’un fiato, quella
di “Drumprints”, evitando preconcetti o pregiudizi, tenendo invece le
orecchie sempre bene aperte.