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Vittorio Solimene (piano), Dario Piccioni (double bass and acoustic bass),
Ivan Liuzzo (drums). Special guests: Stefano Saletti (oud) on tracks 2/9,
Veronica Marini (vocals) on track 2/9, Eugenio Colombo (soprano sax)
and Daniele Di Pentima (tabla) on tracks 9.
1) Aldebaran; 2) Road to Edessa; 3) Carrer del Mediterrani # 1;
4) Sueño de Hadas; 5) Carrer del Mediterrani # 2; 6) Mal de Amura;
7) Motherland; 8) Carrer del Mediterrani # 3; 9) Indo Europa Express.
Recorded on October 1, 2018, at Groovefarm Studio, Roma,
by Davide Abruzzese; mixed and mastered in July 2019,
at E 45 Studio, Roma, by Eugenio Vatta.
È il primo album da leader di Dario Piccioni, classe 1975, che in verità
aveva condiviso con il trio Jimbo Tribe la paternità di due ottimi lavori
pubblicati da AlfaMusic, «Jimbology» (2016) e «Rite of Passage»
(2018), dov’era presente uno dei brani più suggestivi di «Limesnauta»,
Road to Edessa. “Navigatore di confine” (ovvero “Limesnauta”,
neologismo formato da parole appartenenti a due fra le più antiche
lingue del mondo), interamente composto da composizioni originali, è
un lavoro decisamente autobiografico, sintesi di un periodo ricco di
esperienze di studio, di ricerca e di vita. È anche, secondo il suo autore,
il primo capitolo di una trilogia, un’indagine sul concetto di confine che il
“Limesnauta”, si tratti di confine fisico od interiore, reale od astratto, ci
aiuta ad attraversare e superare. Un lungo soggiorno in Spagna lo ha
sicuramente ispirato, come qualcuno dei titoli scelti lascia immaginare.
C’è in più, molto forte, l’influenza del Mediterraneo, che è poi il luogo
dove la musica di Piccioni sapientemente naviga, con l’importante
contributo dell’ispirato pianista Vittorio Solimene, ventun anni appena
ma già un talento cristallino il suo. Se il virtuosismo strumentale del
contrabbassista romano trova nei tre episodi di Carrer del Mediterrani la
sua espressione più efficace, la raggiunta piena maturità di compositore
e leader traspare in tutte le altre tracce dell’album, dall’ipnotica
Aldebaran a Sueño de Hadas, suadente nelle sue improvvise aperture
liriche, dall’incedere fortemente ritmico di Mal de Amura alla riflessiva e
nostalgica Motherland. Il brano conclusivo, Indo Europa Express, foriero
dei possibili sviluppi futuri del jazz sempre più latino e mediterraneo di
Piccioni, è anche l’unico in cui sono presenti tutti e quattro i preziosi
ospiti di un disco profondo ed allo stesso tempo estremamente godibile,
da ascoltare tutto d’un fiato.