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Claudio Fasoli (tenor and soprano sax), Michele Calgaro (electric guitar),
Lorenzo Calgaro (double bass), Gianni Bertoncini (drums, electronics).
1) Far Islands; 2) Len; 3) Waterhole dance; 4) No kidding;
5) Fyra; 6) Nyspel; 7) The man in the ivory tower; 8) Legs.
Dopo tre dischi in quattro anni alla testa dell’Emerald Quartet, con
questo nuovo lavoro Claudio Fasoli sembra mutare completamente la
direzione del suo percorso musicale, senza tradire per questo una
personale e subito riconoscibile cifra stilistica. Per farlo ha cambiato tutti
i compagni di viaggio, sostituendo il pianoforte con la chitarra elettrica,
ma scegliendo anche di utilizzare in modo massiccio l’elettronica. La
scelta è ricaduta su compagni di viaggio non occasionali – lui,
veneziano di origine, è tornato in qualche modo in patria, nella vicina
Vicenza – con cui più volte s’è trovato a condividere esperienze di
ricerca, e che formano a loro volta un trio affiatato ed autonomo,
comprendente Michele Calgaro, chitarra, il fratello Lorenzo,
contrabbasso, Gianni Bertoncini, batteria. E’ soprattutto la chitarra a
spostare l’asse espressivo del quartetto, con dinamiche e colori molto
diversi da quelli del pianoforte, in qualche caso forse più avvincenti, nel
complesso maggiormente variegati. E’ una musica, quella di “Four”, che
guarda con interesse a quanto succede nel Nord Europa, cercando di
liberarsi dalla consueta struttura “tema–assolo–tema”, in favore di un
impiego più libero della materia musicale, pur rimanendo
profondamente radicata nell’ambito del jazz. Un Fasoli più che mai
intenso e convincente, sia al tenore che al soprano, risponde agli stimoli
dell’inventiva chitarra di Michele Calgaro, con acuta e sapiente intensità
espressiva. In un lavoro da cui sono banditi gli standard, non si può non
sottolineare il prezioso apporto compositivo fornito da Lorenzo Calgaro,
che firma le riuscite Waterhole dance e The man in the ivory tower. Il
contrabbassista, qui particolarmente ispirato, divide con il leader anche
la paternità del riuscito brano d’apertura, Far Islands. Da parte sua
Fasoli riutilizza tre vecchi temi, il sognante Len (da «Adagio», 2007),
l’ipnotico Nyspel (da «Gammatrio», 2002) e la magica Legs,
(da «Bodies», 1990, con Mick Goodrick, Palle Danielsson, Tony Oxley),
brani che trovano nuova vita con i suggestivi arrangiamenti del
quartetto, giovandosi peraltro di un sapiente lavoro di missaggio e
masterizzazione. Vengono così esaltate le dinamiche sonore e rese
funzionali e preziose anche le pause: tutto questo fa di “Four” un gruppo
quanto mai coeso ed unitario, forte soprattutto di un originale pensiero
musicale, di cui questo riuscito e coinvolgente «Avenir» rappresenta
solo il primo ma già splendido passo.