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Claudio Cojaniz (Frari’s Mascioni pipe organ).
1) Green; 2) Red; 3) White; 4) Brown; 5) Black; 6) Yellow; 7) Blue;
8) Indigo; 9) Perfect day (Suite in none parts for contemporary organ).
Anche chi conosce da tempo Claudio Cojaniz, difficilmente si sarebbe
aspettato un disco simile. Esiste il passionale e vulcanico jazzista
capace di passare dal solo al trio, dal duo all’orchestra; c’era il Cojaniz
più giovane, dedito alla scrittura contemporanea, ma c’è anche il maturo
interprete di Bach e dei virginalisti inglesi; vi è ancora il bluesman
sincero, che suona nei club con l’organo hammond e gli amici che
vivono la musica con passione e divertimento. Ma qui, con sorpresa,
scopriamo un interessante organista contemporaneo, originale
interprete di uno strumento che aveva imparato a conoscere durante i
suoi studi accademici e che ha oggi riscoperto grazie alla disponibilità di
Fra’ Nicola ed alle emozioni che il potente organo Mascioni (opus 398)
del 1927, presente nella Basilica veneziana dei Frari, riesce a
trasmettere a chi lo suona. Amore a prima vista dunque. Il nuovo lavoro,
è stato elaborato e messo a punto nel corso di numerose sedute
solitarie pomeridiane, nel suggestivo silenzio della chiesa, la seconda
per grandezza di Venezia, sotto le ali protettrici dell’Assunta di Tiziano.
Il 14 maggio 2010 è stato dedicato alle prove ed alla messa a punto dei
microfoni; il giorno successivo si é quindi tenuto il concerto. Ogni nota è
stata registrata. Dopo un attento missaggio Il risultato, affascinante, è
questa Suite in nine parts for contemporary organ, che il suo autore ha
poi ribattezzato, con descrittivismo ellingtoniano, «Shadows of colours».
La musica – tutta sua, a parte il brano finale, Perfect day di Lou Reed –
è avvincente, magica ed imprevedibile, folgorante e profonda, distante
ed allo stesso tempo figlia della letteratura organistica europea; difficile
da descrivere, meritevole comunque di venire ascoltata. Certamente
non può lasciare indifferenti. Ci aiutano a capire meglio il suo lavoro le
note di copertina scritte dallo stesso Cojaniz. “I colori evocati nella suite
non sono solo quelli dell’arcobaleno, così come le iconografie di sempre
ce lo mostrano: qui si tratta di un arcobaleno della mente, fatto di luce
simbolista. Il verde dell’infanzia, forte di slancio vitale, dà inizio al
viaggio sensitivo, passando attraverso il nero, centro della coscienza e
della danza, approdando all’indaco, segno di sensibilità estrema e di
pienezza espressiva. Le idee guida previste per ogni colore lasciano
spazio all’istant composer. La composizione riguarda la destrutturazione
dei due gruppi Si Fa Mi e La Re che, dispiegandosi in nove tempi,
viaggiano verso il loro compimento armonico e ritmico. Ogni colore è
memore del suo precedente.”