
Claudio Cojaniz (Piano).
1) Sarajevski Tabut (trad.); 2) L’elegia Malibran (C.Cojaniz); 3) Uzimanje Kosti I Pulpe (trad.);
4) Kiša (trad.); 5) Medley: a) Zajdi Zjadi (Aleksandar Sarievski), b) Usti Usti Baba (trad.);
6) Zaboravljena Djeca (C.Cojaniz); 7) Volim Telzdaleka (trad.); 8) Jovano, Jovanke (trad.);
9) Improvised Stride Piano (C.Cojaniz).
Live recorded at City of Asylum @ Alphabet City, Pittsburgh (Pennsylvania), USA,
on November 17, 2019; mixed, edited and mastered by Franco Feruglio, in Udine, Italy,
in January 2020
Questo è il quinto disco di piano solo di Claudio Cojaniz per Caligola, ma è anche il primo
a venire pubblicato, almeno qui in Europa, solo in formato digitale. Va ringraziata per questo
City of Asylum di Pittsburgh, una vivacissima comunità culturale che da anni si adopera per
la promozione dell’arte e della poesia in quella città. Il pianista friulano ha tenuto l’anno
scorso nel loro auditorium un magnifico concerto di piano solo, performance così intensa e
riuscita da meritare di venire fissata su disco. «Balkan Blues Piano» è il titolo del compact
–disc pubblicato negli Stati Uniti da City of Asylum, ma che sarà ora disponibile anche in
formato digitale nel nostro nuovo catalogo Caligola Dig (con grafica completa), così come in
tutte le principali piattaforme internazionali di download e streaming. È stata davvero una
serata magica quella di Pittsburgh, in cui Cojaniz ha voluto celebrare la grande tradizione
musicale balcanica, che da sempre offre spunti interessanti alle sue improvvisazioni
pianistiche. Se la canzone macedone Jovano, Jovanke è già nota ai suoi estimatori, perché
eseguita frequentemente in concerto – è presente anche nel nostro «Stride Vol. 3 – Live» del
2017 – gli altri temi popolari scelti per l’occasione costituiscono delle assolute novità nella
sua pur nutrita discografia. “Con questo lavoro voglio ricordare la grande tradizione musicale
dei Paesi balcanici, un’area oggi devastata dalla guerra e dall’infelicità. Dedico questa
registrazione a City of Asylum, alla bellissima idea che la sottende…” scrive nelle brevi e
sentite note di copertina dell’album il pianista. Ogni singola nota del pianoforte tradisce un
grande trasporto emotivo, così come il desiderio di far conoscere, anche al di là dell’oceano,
un patrimonio musicale troppo spesso dimenticato ma importante, filtrandolo attraverso quei
linguaggi, il blues e il jazz, che Cojaniz conosce molto bene e sa maneggiare con sapiente
perizia. L’ormai acquisita universalità della tradizione musicale afroamericana viene
confermata dalla breve ma illuminante improvvisazione in stile “stride” che chiude
brillantemente un disco ricco di contenuti ed estremamente godibile.