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Charles Blenzig (pianoforte), Gianluca Renzi (contrabbasso), Pierluigi Villani (batteria)
Trio di fatto paritetico, anche se il vero animatore del gruppo e della seduta di registrazione
(maggio 2007) può forse considerarsi il batterista napoletano Pierluigi Villani. Non è molto noto
in Italia il pianista americano Charles Blenzig, benché sia da oltre quindici anni uno dei
protagonisti della vita musicale della Downtown newyorkese. Oltre ad un’intensa attività
jazzistica – a fianco dei “Push” di Bill Evans, ma anche di Michael Brecker e John Patitucci,
Larry Coryell e Gato Barbieri, solo per fare qualche nome – dal 1990 Blenzig è pianista e
direttore musicale del cantante pop Michael Franks, con cui tuttora collabora. Ha inciso sin qui
oltre 50 dischi, di cui quattro in qualità di leader. Ha meno esperienza ma un curriculum già
importante alle spalle il contrabbassista romano Gianluca Renzi, classe 1975, messosi in luce
soprattutto a fianco di pianisti, alcuni davvero di primo piano, come Enrico Pieranunzi, Antonio
Faraò, Stefano Battaglia, ma che ha accompagnato anche Fabrizio Bosso, Gabriele Mirabassi
e Franco Ambrosetti. Mentre è del pianista americano soltanto l’ultimo degli otto brani del
disco, Renzi ne firma addirittura tre, confermandosi quindi sia eccellente strumentista che
raffinato compositore. Pierluigi Villani, classe 1971, costituisce con Renzi un’affiatata ed
efficacissima coppia ritmica, capace non solo di fornire un elastico e solido sottofondo al
pianoforte di Blenzig, ma anche di prendere spesso l’iniziativa, grazie ad un sorprendente
“interplay”. Trio paritetico, dicevamo in apertura, e che sia davvero così lo dimostrano tutte le
otto composizioni dell’album, dove i riferimenti paiono essere gruppi come Bad Plus o E.S.T.,
ma anche i trii di Brad Mehldau o Ed Simon Batterista fantasioso ed allo stesso tempo sempre
perfettamente “sul tempo”, Villani – che si é diplomato in percussioni nel 1991 al Conservatorio
di Napoli, dove ha poi continuato a studiare jazz con Bruno Tommaso – prende spesso per
mano il trio, regalandoci momenti di grande dinamismo ritmico, senza mai sovrastare i suoi due
partner. Lo fa mirabilmente sia nel brano d’apertura, Strange energies[i] – che dà anche il titolo
all’album – sia nell’incalzante e più movimentato [i]Without respect, dove Renzi mette in
evidenza un suono poderoso, rotondo, ed una profonda intensità ritmica. Nel suo Dreams of
freedom invece, l’atmosfera si fa più eterea e sognante, culminando in un suadente quanto
inaspettato lirismo, ma è 5/16, brano complesso ma rigorosamente strutturato, composto da
Blenzig, chiude nel migliore dei modi un album che sorprenderà positivamente anche gli
appassionati più esigenti.