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Maurizio Brunod acoustic and electric guitar, live sampling),
Giorgio Li Calzi (trumpet, flugelhorn, keyboards, electronics),
Boris Savoldelli (voices, electronics, vocal synth).
1) Formentera lady (Fripp/Sinfield); 2) Matte kudusai (Belew/Fripp/Levin/Bruford);
3) Tomorrow never knows (Lennon/McCartney); 4) Shipbuilding (Costello/Langer);
5) Radio activity (Hütter/Schneider/Schult);
6) Medley: a] I talk to the wind (Fripp/Giles/Lake/McDonald/Sinfield), b] Roots (Carr);
7) Starless (Fripp/Bruford/Cross/ Wetton); 8) Taranaki (Smith);
9) Moonchild (Fripp/Giles/Lake/McDonald/Sinfield);
10) Gioco di bimba (Reverberi/Tagliapietra/Pagliuca).
Recorded on 11th July 2017 at Il Pollaio Recording Studio, Ronco Biellese (Biella),
by Piergiorgio Miotto; mixed and mastered by Giorgio Li Calzi.
Il titolo potrebbe trarre in inganno. Non siamo di fronte ad un’operazione che guarda con nostalgia al
passato, nella fattispecie alla stagione d’oro del rock progressivo. D’altro canto tre musicisti lucidi e
creativi come Maurizio Brunod, Giorgio Li Calzi e Boris Savoldelli non potevano accontentarsi di
toccare solo queste corde. I 10 brani selezionati vengono riletti con i mezzi offerti dalle nuove tecnologie
ma soprattutto con la consapevolezza che i 40 anni (e più …) che ci separano da quelle storiche
registrazioni non sono passati invano. E’ il jazz, condito da un sapiente uso dell’elettronica, a guidare il
trio in questa personale rilettura di un repertorio che non è poi tutto e solo “progressivo”.
C’è il jazz–rock dei Nucleus di Ian Carr e dei Soft Machine di Robert Wyatt, c’è Elvis Costello, ci sono i
Beatles più onirici a rendere ancor più cangianti le atmosfere musicali. Se i King Crimson fanno la parte
del leone, vanno ricordate anche le riletture dei Kraftwerk e delle Orme. Sottolinea nelle sue esaurienti
note di copertina il critico John Ephland (DownBeat): “Non è un approccio tanto avanguardistico
quanto riflessivo, quello che hanno avuto i tre straordinari musicisti, capace di scavare a fondo su
canzoni ricche di spunti sia melodici che ritmici, forse prendendo in giro quello che loro stessi avevano
più amato in ciascun brano. Non ci sono gli eccessi del prog rock più convenzionale, ed infatti il brano
più lungo supera di poco i 10 minuti, mentre tutti gli altri durano fra i 4 ed i 6 minuti. In altre parole,
non siamo di fronte ad un’operazione nostalgica, dove la musica è riproposta da chi si accontenta di
rivivere il passato ...”. Da precisare come il progetto sia stato realizzato in tempi davvero rapidi.
Alcuni riusciti concerti hanno convinto il trio sulla necessità di registrare. Tutto è stato fatto in un sol
giorno, quasi in presa diretta, alla vecchia maniera. L’alchimia è risultata magica, e l’album appare
estremamente fresco, sincero e naturale.