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Bruno Marini (baritone sax, piano), Martino De Franceschi (double bass), Alberto Olivieri (drums).
1) Alien (Jerry Goldsmith); 2) Escape from New York (John Carpenter, Alan Howarth); 3) The Thing (Ennio Morricone); 4) Blade Runner (Vangelis); 5) Terminator (Brad Fiedel); 6) Predator (Alan Silvestri)
Recorded and mixed on 15th March 2023 at Brazz Studios,
San Michele Extra (Verona), Italy, by Alberto Olivieri.
Quali saranno mai gli “standard intoccabili” cui fa riferimento il titolo del disco? Certamente non i brani appartenenti al grande repertorio della canzone americana degli anni ’30 e ‘40, né le più famose composizioni di Thelonious Monk, Duke Ellington o Benny Golson, solo per fare qualche nome. Per Bruno Marini, veronese, classe 1958, storico protagonista del jazz italiano, fra i più originali ed ispirati specialisti del sax baritono in circolazione, gli “standard intoccabili” non sono nient’altro che le colonne sonore di alcuni celebri film di fantascienza che alla fine degli anni ‘70 e nel corso di tutti gli ‘80 hanno segnato profondamente il genere, ottenendo un successo planetario. Le orchestre e i sintetizzatori delle musiche originali lasciano qui il posto ad un sound caldo e naturale, che sembra uscito dagli anni ’50. L’album è stato registrato in poche ore in presa diretta, senza trucchi né artifici tecnologici. Bruno Marini non è nuovo a queste imprese. Oltre che un virtuoso del baritono è anche un visionario Un’operazione che sulla carta poteva apparire ricca di insidie è così stata ricondotta all’apparente normalità di un jazz che fa dell’improvvisazione e dell’interplay i suoi punti di forza. Ne è testimonianza la mirabile comunione d’intenti che si è subito instaurata fra i componenti del trio. Marini è infatti perfettamente sostenuto nei suoi suggestivi e coinvolgenti voli solistici dal solido contrabbasso di Martino De Franceschi e dalla fantasiosa ma sempre pertinente batteria di Alberto Olivieri, amico di lunga data e compagno di molte avventure musicali, sia concertistiche che discografiche. Il leader siede al pianoforte soltanto nel lungo prologo di Alien; negli altri cinque brani suona invece con la consueta mirabile perizia l’amato sax baritono. Risulta particolarmente riuscito il passaggio dall’atmosfera rarefatta, quasi notturna, di Blade Runner a quella più movimentata, sostenuta da un incalzante gioco ritmico della batteria, di Terminator. Ma fare una graduatoria di merito appare davvero difficile perché tutti i brani meritano un attento ascolto.
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What will the “untouchable standards” the album refers to ever be? Certainly neither the Great American Songbook tunes of the ‘30s and ‘40s, nor the most popular compositions by Thelonious Monk, Duke Ellington or Benny Golson, just to mention a few. For Bruno Marini (Verona, 1958), one of the greatest representatives of Italian jazz and among the most ingenious baritone saxophonists in the current scene, the “untouchable standards” are nothing more than the soundtrack to famous science–fiction movies that shaped the genre from the late ‘70s throughout the ‘80s and achieved global success. The orchestrations and synthesizers are replaced by a warm, natural sound that seems straight out of the ‘50s. The album was recorded “live” in a few hours, with no tricks nor artifices. Bruno Marini is no stranger to such feats. He is a visionary in addition to being a virtuoso on the baritone sax. A tricky project on paper, the outcome is jazz whose strengths are interplay and improvisation and interplay, the impressive common vision the trio shared straight away is a clear proof. Marini’s impressive enthralling solos are backed perfectly by Martino De Franceschi’s solid double bass and the inventive, yet consistent drums by Alberto Olivieri. The latter is a long–time friend and fellow musician on many concerts and records. The leader sits at the piano on Alien’s long intro only; on the other five tunes he plays his beloved baritone sax with the usual prowess. The shift from the rarefied, nocturnal Blade Runner to Terminator’s lively, animated atmosphere backed by the pressing drums, is remarkably well done. Nevertheless, drawing up a chart based on merit is really hard as all tracks have more than some reason of interest.