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Alessandro Di Puccio (vibrafono), Paolo Birro (pianoforte),
Paolo Ghetti (contrabbasso), Alessandro Fabbri (batteria)
Dopo qualche anno di “purgatorio”, il vibrafono sembra essersi finalmente ritagliato un ruolo di
primo piano nel jazz d’oggi. Steve Nelson all’interno del quintetto di Dave Holland, ma anche i
più giovani Bryan Carrott, Joe Locke e Stefon Harris cercano spazio accanto ai più noti Bobby
Hutcherson, Mike Mainieri e Gary Burton, veterani che hanno ancora energie e idee da
vendere. Sempre più spesso il vibrafono viene usato come strumento armonico al posto di
chitarra e pianoforte, magari a sostegno dei fiati. L’originale formazione cameristica del Modern
Jazz Quartet, cui John Lewis e Milt Jackson hanno conferito una sonorità tuttora perfettamente
riconoscibile, non sembra avere oggi molti proseliti. Colpisce ancor di più quindi, l’affacciarsi
sull’affollata scena del jazz italiano di questo quartetto formato da Di Puccio, Birro, Ghetti e
Fabbri, che a quello storico gruppo apertamente s’ispira. Il titolo del disco, “Echoes of M.J.Q.” ,
non deve però trarre in inganno: il loro approccio è sì, come quello di Lewis e Jackson,
d’impronta cameristica, sobrio e raffinato, ma è allo stesso tempo originale e moderno,
perfettamente in linea quindi con i gusti musicali dei notri tempi. Il quartetto, nato nel febbraio
del 1997, esegue un repertorio che trae la sua ispirazione sia dalla tradizione jazzistica
americana che dalla cultura classica europea. Infatti, proprio come il celebre gruppo fondato da
John Lewis, il quartetto italiano cerca, attraverso un approfondito lavoro di ricerca e di
arrangiamento sugli aspetti lessicali che caratterizzano le due diverse tradizioni musicali, di far
emergere un clima ricco di personalità e di particolare chiarezza stilistico–espressiva. Vengono
eseguiti brani originali dei componenti del gruppo, ma anche standard di Duke Ellington, Bud
Powell e dello stesso Lewis. Il quartetto è formato da due musicisti toscani (Alessandro Di
Puccio e Alessandro Fabbri), un jazzista emiliano (Paolo Ghetti) ed uno veneto (Paolo Birro),
tutti noti da tempo nell’ambiente del jazz italiano per le indubbie qualità strumentali. A lungo
meditato, questo è il loro primo e sin qui unico disco, reso prezioso oltre che dalla musica, dallo
splendido disegno di Luigi Voltolina, artista figurativo dell’area veneziana, riprodotto in
copertina.