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Marco Ponchiroli (pianoforte), Andrea Ghezzo (chitarre),
Paolo Andriolo (basso elettrico), Bebo Baldan (batteria).
Ospiti: Marco Tamburini (tromba), Massimo Donà (tromba), Saverio Tasca (vibrafono)
“The Italian Jazz Art” è un nuovo progetto di Bebo Baldan, produttore e musicista più noto nel
campo della musica etnica, elettronica e lounge che non in quello del jazz. “Tantra tribe” è la
sigla che contraddistingue gran parte dei suoi più recenti lavori, che hanno ospitato musicisti
come David Torn e Rhyuichi Sakamoto. Ma in questo quartetto, riunito nell’ambito delle
manifestazioni organizzate dal Comune veneziano per i 90 anni di Marghera, porto industriale
di Venezia, un ruolo altrettanto importante viene svolto dal pianista Marco Ponchiroli, già
brillante protagonista di altri due album Caligola, uno in coppia con il sassofonista Gigi Sella,
l’altro con la cantante Enrica Bacchia. Ben 6 dei 10 brani del disco portano infatti la loro firma
(3 ciascuno), ma altri due sono del chitarrista Andrea Ghezzo, anche lui, come Baldan e
Ponchiroli, nato a Marghera. Arricchiscono infine la seduta di registrazione ben tre ospiti. Il
vibrafonista Saverio Tasca contribuisce all’originale rilettura di un noto brano di Frank Zappa,
Blessed relief, mentre i trombettisti Massimo Donà e Marco Tamburini suonano ognuno in due
tracce. E’ eloquente e ricco di belle invenzioni melodiche l’assolo di Tamburini in Town E.R., di
Baldan, mentre Donà conferma le sue ascendenze davisiane nell’ipnotico blues di Coa calma,
di Ghezzo. Lo sforzo di Baldan, come afferma lo stesso musicista, è quello di “…lavorare lungo
quella linea sottile che unisce Miles Davis a Frank Zappa, passando per i Weather Report. Il
tutto proposto in chiave rigorosamente acustica, con un suono caldo e delicato che intende
creare atmosfere molto vicine a quelle che contraddistinguono il suono dell’ormai leggendaria
Ecm…”. Non è nemmeno estraneo alla musica del quartetto un certo gusto melodico di stampo
methenyano, che si fa astratto e sognante in Elena, di Ponchiroli, più rilassato in Lory, di
Ghezzo. L’album è nato da una seduta di registrazione “live” di due giorni. Le trombe, il
vibrafono e gli effetti della chitarra sono stati incisi solo dopo. In Copa Cavana il primo tema è
stato copiato e trasportato dall’ultimo con editing sul master. Sono annotazioni importanti
queste per un musicista–produttore come Baldan, nato come percussionista ma passato poi
alle chitarre e soprattutto all’elettronica, da qualche tempo più attento alle diversi fasi della
produzione discografica che non a quelle della creazione musicale. Ma in questo disco
d’orientamento jazz il Nostro torna suonare la batteria, e lo fa con gusto e discrezione, senza
mai cadere in inutili virtuosismi.