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Augusto Forin (voce, chitarra), Roberto Logli (pianoforte), Pino Parello (basso),
Paolo De Gregorio (batteria), Marica Pellegrini (percussioni, cori), Marco Fadda (tabla),
Francesca Rapetti (flauto, cori), Elena Cimarosti (cori), Paolo Cogorno (tastiere, cori).
Ospiti: Luca Cimadorno (fischio) nel brano n° 2, Max Manfredi (voce), nel brano n° 6.
1) Amanti distanti; 2) Scusa; 3) L’oriente del nord; 4) Una questione di educazione;
5) Vagon Lit; 6) Sbagliare d’autobus; 7) Passeggiando; 8) Scarpe rotte;
9) Aspettando su una pensilina; 10) Il tempo perso; 11) Quello che manca.
Registrato a Genova nel 2009; re–mixing e re–mastering di Bruno Cimenti nel 2012
Il disco – riedizione di un lavoro già pubblicato nel 2010 – si apre con una
poesia intitolata “Cinquantaparole” di Francesca Litolatta Biaghetti, che è
anche autrice delle immagini di copertina: si tratta di un testo dal sapore
neo–beat e quasi “nonsense”, stampato anche nell’inlay e letto da una voce
femminile in delay. Nel booklet invece, tra decine di oggetti impressi in una
quiete disordinata, spuntano Spagna veloce e Toro futurista di Filippo
Tommaso Marinetti, segno che la parola scritta ha qui un’importanza
cruciale, è motore dell’opera. Augusto Forin, nato in provincia di Genova nel
1956, ex-odontotecnico passato al basso elettrico e quindi alla canzone, è
degno di collocarsi nel solco della migliore tradizione inaugurata da Paolo
Conte,e che pesca da lì la sonorità dei propri brani ed anche la sua sintassi
musicale perfettamente in equilibrio tra folk e vago sapore di jazz. Negli anni
ha partecipato a numerosi progetti musicali, suonando tra gli altri con Max
Manfredi, apprezzato cantautore genovese; è quella loro, infatti, una terra
che continua a portare in primo piano la propensione al “songwriting”, ad
una narrazione anche fiabesca e sospesa del quotidiano. Il suo «Aspirina
metafisica» è un album che si muove agilmente tra i temi della vita di tutti i
giorni, dai piccoli accadimenti come lo Sbagliare d’autobus all’amore,
sempre cercato, rincorso, con una vena romantica che non appare mai banale
né eccessiva. Le undici canzoni scorrono con intelligenza e sembrano
un’unica storia da raccontare, punto per punto, simile a una camminata tra i
caruggi dietro il ritmo dei passi. Ma oltre alle parole contribuiscono alla
riuscita del lavoro le scelte musicali, come ad esempio il costante ed energico
ricorso alle percussioni, l’uso dei cori “ad hoc”. La sonorità diventa spesso
l’assoluta protagonista delle storie, capace di legare le tracce l’una all’altra,
come le sequenze d’un film. Questo grazie anche al prezioso lavoro di Bruno
Cimenti, che ha remixato, rieditato e rimasterizzato questo lavoro che era
uscito una prima volta nel 2010, ma che ora appare davvero soddisfacente e
completo, sotto ogni punto di vista. Scrive Roberto Brunelli su “L’Unità”:
«E’ un piccolo mondo alternativo, quello contenuto in «Aspirina metafisica»,
album registrato con grande sapienza e diabolica cura, sofisticato con calore
mediterraneo e l’intelligenza di una milonga, dei cuori che bruciano per il
mal di luna o per una sigaretta spenta troppo presto. Scrive con estrema
perizia, Augusto, tuffandosi anima e corpo nelle passioni mai sopite, cosa
sorprendente in un’Italia che le proprie passioni sembra averle dimenticate.
Racconta storia con la complicità di un gruppo di eccellenti musicisti …».
Dice infine di sé Forin: «Non mi sento un cantautore! Non mi sento un
musicista. Ma sento l’esigenza di esprimermi e lo faccio usando i mezzi che
conosco. Così mi ritrovo a scarabocchiare fogli di carta o a scrivere frasi che
li per li mi sembrano belle e importanti; parole in forma di poesia che lascio
decantare e che poi ripudio o faccio mie … mi ritrovo a prendere la chitarra e
a strimpellare arpeggi o strappare accordi finché non trovo un ritmo che mi
culla od un’armonia che mi consola. A volte si crea una magia: la musica si
unisce alle parole e nasce una canzone. E così comincio a cantarla, dieci,
cento, mille volte: finché non diventa parte di me.».