Andrea Paganetto (Trumpet), Maurizio Brunod (Electric Guitar),
Aldo Mella (Double Bass), Daniele Paoletti (Drums).
Special guests:
Mauro Negri (clarinet) on tracks 4/7;
Antonio Marangolo (tenor sax) on tracks 1/2/3.
1) Rigel; 2) Snake River; 3) Gennaio; 4) Liverno;
5) The Cage II; 6) A Blues; 7) L'uomo con la maglia a scacchi;Recorded at Il Pollaio Recording Studio, Ronco Biellese (Biella), on 13/14th February 2020, by Piergiorgio Miotto; mixed and mastered by Diego Bergamini.
A tre anni da «Nove», Andrea Paganetto, trombettista genovese ma spezzino di adozione,
pubblica il suo secondo disco da leader, dal curioso ed enigmatico titolo di «Liverno»,
parola senza significato ma che riesce ad evocare le particolari atmosfere di questo progetto. Come nell’album del debutto ritroviamo l’inventiva e personale chitarra di Maurizio Brunod, qui anche co-arrangiatore, ma soprattutto presente in tutte le tracce, che son altrettante composizioni originali del trombettista, abbastanza diverse fra loro ma legate da un’atmosfera sospesa, qualcosa che non si appoggia mai e che per questo è imprevedibile, soggetta a continui cambi di direzione. Concetto che appare chiaro già nei primi tre brani del disco, arricchiti dalla presenza dell’ispirato sax tenore di Antonio Marangolo, che sa essere tanto dolce e lirico nell’iniziale Rigel, quanto aspro e tagliente nell’ostinato ritmico di Snake River o nel suggestivo e variegato Gennaio, dove si raggiunge un climax intenso, a tratti dal sapore free. Mauro Negri, da tempo fra i più autorevoli jazzisti della scena italiana, è l’altro ospite illustre della registrazione. Il suo inconfondibile clarinetto, pur presente in sole due tracce, si dimostra un prezioso valore aggiunto, soprattutto in Liverno.Nei due brani senza ospiti, sia The Cage II che A Blues, troviamo sapori forti, capaci di mescolare certo rock progressivo alla ricerca contemporanea. Il tutto è tenuto mirabilmente insieme dalla tromba evocativa, quasi “narrante” del leader e da una coppia ritmica solida quanto raffinata, con Aldo Mella davvero impeccabile sia al contrabbasso che al basso elettrico. Un sostegno ritmico, cui dà un importante contributo anche la batteria di Daniele Paoletti, che non manca mai di supportare nel migliore dei modi il solista di turno, ma che si fa sentire (ed apprezzare) anche nei non rari momenti collettivi di un lavoro magicamente sospeso fra ricerca e tradizione ma allo stesso tempo unitario e coerente, a tal punto da far apparire le sette composizioni di Paganetto come episodi di un’unica lunga suite.