
Quantita' | Prezzo per unità | Sconto |
2 articoli | € 11.00 | 8% di sconto |
4 articoli | € 10.33 | 14% di sconto |
11 articoli | € 9.00 | 25% di sconto |
21 articoli | € 8.50 | 29% di sconto |
31 articoli | € 8.00 | 33% di sconto |
Alessia Obino (vocals), Antonio Vitale (vibes), Daniele Santimone (electric guitar),
Alessandro Fedrigo (acoustic bass), Gianni Bertoncini, Carlo Canevali (drums).
1) Strollin’; 2) Midnightmare; 3) Changing melody; 4) Echoes;
5) Stone; 6) Love for sale; 7) Lasting dream; 8) A ilha onde tudo começou.
Il primo disco da leader di Alessia Obino, nata a Bologna ma veneta
d’adozione, è un progetto originale, che non strizza l’occhio alle mode
né al mercato, perché nasce dall’esigenza di metabolizzare le
esperienze fatte in diversi ambiti musicali, non solo jazzistici, passando
soprattutto attraverso la composizione di brani originali. La sua
passione per il jazz e la musica brasiliana, unite ad un forte desiderio di
conoscere tutto l’universo musicale, costituiscono i presupposti per la
formazione di questo quintetto e per la realizzazione del
disco «Echoes» registrato nel novembre 2008 e pubblicato nel 2010. La
nostra etichetta aveva già incontrato la bella voce di Alessia come
ospite dell’album «Frenico» (Caligola 2072), di Marco Tamburini. Il
nostro disco è formato principalmente da composizioni originali della
Obino – uno, A ilha onde tudo começou, preso a tempo di bossanova, è
con testo in portoghese – ad eccezione di due standard, uno di Charles
Mingus (la veemente Strollin’), l’altro di Cole Porter (dal cui vasto
songbook è tratta la celebre Love for sale). «Echoes» é un viaggio
attraverso un mondo sonoro eterogeneo, dove libertà ed ispirazione
permettono a ogni singolo componente del gruppo di esprimersi in
modo libero e personale. Fondamentale in tal senso è il lavoro eseguito
dai suoi partners, musicisti emergenti del panorama jazzistico italiano,
in particolare dalle chitarre di Daniele Santimone e dal vibrafono di Luigi
Vitale. Ci piace infine citare le belle parole che ha trovato per lei Maria
Pia De Vito, da anni ai vertici della vocalità jazzistica, non solo
italiana: “… Il lavoro di Alessia rientra per me nella categoria di chi il
jazz e i suoi grandi modelli (penso a Mingus, Porter, Monk, Ella e Betty
Carter, Anita ‘O Day e forse Joni Mitchell) li ha conosciuti, amati e poi
assimilati; è una cantante ed autrice che sta provando a trasformarli in
carne e tendini della sua musica, anziché gabbia… Ha misura e nel
contempo osa nella costruzione dei temi, nella coerenza dell’utilizzo
delle timbriche. E’ bella e moderna la scelta del vibrafono e di una
chitarra straniata, che usa l’elettronica senza ridondanze, supportata da
una ritmica intelligente ed agile. I compagni assecondano queste
sensazioni di misura e pacatezza dialogando con grande senso delle
campiture sonore e bella energia.”