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Pietro Tonolo (tenor and soprano sax), Sebastiano Bon (flute, alto and bass flute),
Simone Santini (alto and sopranino sax, oboe, Ewi), Elia Venturini (french horn),
Davide Maia (bassoon), Guido Zorn (double bass), Alessandro Fabbri (drums).
1) Four Winds (D.Holland); 2) Her Footsteps; 3) Melodious Tonk;
4) Melodious Work; 5) No Baby (S.Lacy); 6) Cascaggini;
7) Not So Far Brothers; 8) Silent Brother (L.Flores); 9) ReWind for Winds.
All arrangements by Alessandro Fabbri.
Recorded on 8th and 9th September 2018, mixed and mastered in October 2018,
at Planet Sound Studio, Firenze, by Stefano Lugli.
«Five Winds» è il quarto disco da leader del batterista fiorentino
Alessandro Fabbri per Caligola, ben sette anni dopo «StrayHorn».
Come in quello e nel precedente «Pianocorde» anche qui siamo di
fronte ad un progetto originale ed a tema, che ha molto lavoro alle
spalle, con almeno due anni di gestazione. Nel disco del 2009 erano gli
strumenti a corda ad esser protagonisti, in quello del 2012 gli ottoni (ma
con l’eccellente sax di Maurizio Giammarco in primo piano) ed in «Five
Winds» ancora i fiati – questa volta soprattutto la famiglia dei legni – ma
con ancora uno splendido sassofonista a far la parte del leone, il
veneziano Pietro Tonolo. La contemporanea presenza di flauto, corno
francese e dell’Ewi arricchisce la già ampia tavolozza cromatica
utilizzata da Fabbri, che contribuisce al repertorio con sei composizioni
originali, appositamente pensate per un settetto davvero poco
convenzionale. Le altre sono personali elaborazioni di brani di assoluti
protagonisti del jazz contemporaneo come Dave Holland (Four Winds),
il mai dimenticato Luca Flores (Silent Brother) – già compagno
d’avventure del batterista – ed infine Steve Lacy, subito riconoscibile
nell’ipnotico incedere di No Baby. L’utilizzo dei fiati senza la presenza di
uno strumento armonico ha permesso al leader di lavorare su una
scrittura di tipo contrappuntistico, con inevitabili riferimenti al cool–jazz
più raffinato e cerebrale, Gerry Mulligan su tutti (lo ricordano sia Her
Footsteps che la finale ReWind for Winds). La grande capacità del
leader di coniugare scrittura musicale, improvvisazione e senso del jazz
contribuisce a rendere «Five Winds» lavoro originalissimo e di grande
spessore artistico, ma allo stesso tempo estremamente godibile ed
avvincente. Ce lo confermano anche brani più complessi e
contemporanei come Cascaggini e Not So Far Brother, quest’ultima
ricca di umori evansiani.