Massimiliano Calderai (piano), Filippo Pedol (double bass), Alessandro Fabbri (drums, odu–drum).
The Quartet : Mauro Fabbrucci e Vieri Bugli (violin), Marcello Puliti (viola), Damiano Puliti (cello).
1) Il tango riflesso; 2) Pianocorde; 3) For those I never knew;
4) I’ve got the world on a string; 5) Caravan; 6) Rubato;
7) II° V° martire; 8) Cinemascope; 9) Bon–go; 10) Tema per Annalena.
Nato dal lungo e paziente lavoro di Alessandro Fabbri, classe 1961,
eccellente batterista ma non solo, anche raffinato compositore ed
arrangiatore, «Pianocorde» si inserisce brillantemente fra i non poi così
numerosi progetti che utilizzano degli strumenti ad arco in un contesto
squisitamente jazzistico. La formazione, infatti, è costituita da pianoforte
e batteria, con l’aggiunta del già costituito gruppo Archæa Strings,
quintetto con contrabbasso, due violini, viola e violoncello. Di fatto
quindi un classico trio jazz “piano/basso/batteria” più un quartetto
d’archi. In «Pianocorde», l’attento lavoro di scrittura di Fabbri risulta uno
degli elementi centrali, accanto a quello della pregevole
improvvisazione solistica del trio. Il repertorio comprende per lo più
brani originali appositamente pensati e scritti per questo organico,
come Pianocorde, che dà il titolo al lavoro, o quello per soli
archi, Cinemascope, il romantico Rubato od il brillante II° V°martire. Ma
vi sono anche personali arrangiamenti di standards, fra cui una
riuscita Caravan – che Ellington sia uno dei compositori preferiti del
batterista fiorentino lo dimostra anche la presenza nel suo precedente
disco da leader, «Rosso Fiorentino» (Caligola 2059), di Angelica,un
altro suggestivo seppur meno noto brano del Duca – ma c’è anche un
sentito omaggio all’amico Luca Flores, di cui viene riproposta For Those
I Never Knew, che acquista una nuova luce grazie alla particolare
sonorità cameristica di questa formazione. Da sempre attento
all’arrangiamento ed alla composizione – si pensi, per esempio, al
prezioso lavoro svolto all’interno del gruppo If Six Was Nine –
Alessandro Fabbri trova forse in «Pianocorde» quel magico equilibrio
fra scrittura ed improvvisazione sempre faticosamente cercato, e che
aveva solo sfiorato nel suo precedente lavoro da leader, il già
citato «Rosso Fiorentino». Equilibrio non facile certo, a cui contribuisce
anche Massimiliano Calderai, pianista di solida formazione classica, che
gli regala anche una suggestiva composizione, Il Tango riflesso.