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Gabriele Rubino (clarinets), Marco Lorenzi (viola),
Alberto Zanini (electric guitar, electronics), Leonardo Gatti (cello),
Luca Mazzola (drums).
1) Sketches; 2) 1967; 3) The Boots Are Not in the Cellar; 4) Three Dead Kittens;
5) He Has Never Been Spoiled; 6) Talking Sketches; 7) Bricks Fall;
8) Are Happy Seasons; 9) Bodies like Rag Dolls; 10) You’re Not a Real Man;
11) Horse Poop Dreams; 12) Horse Poop Reminds; 13) Memory Sketches;
14) Old Healthy Habits; 15) Heroes (David Bowie).
All compositions, unless otherwise noted, by Alberto Zanini.Recorded, mixed and mastered in September 2020, at Elettroacustica
Recording Studio, Ardesio (Bergamo), by Diego Bergamini.
Attivo nel jazz d’avanguardia e nel rock sperimentale, Alberto Zanini circa dieci anni fa
ha perfezionato la sua tecnica gipsy in Francia. Chi l’avrebbe detto? Eppure, a
pensarci bene, le improvvisazioni dei grandi chitarristi manouche, Django Reinhardt in
primis, assomigliano molto a dei racconti, non sono soltanto prove muscolari di
virtuosismo strumentale. Il chitarrista bergamasco si è quindi perfezionato al
Conservatorio di Milano con Bebo Ferra e Massimo Colombo. In questo melting pot di
influenze emerge la sua attitudine per il racconto musicale. Lavora per il teatro e
registra colonne sonore per film muti e soprattutto per corti. Né si possono dimenticare
le sue recenti collaborazioni con Graziano Gatti, Andrea Ferrari, Francesco Chiapperini
e, su tutti, con Roger Rota, così come la sua esperienza da leader di un trio completato
da Danilo Gallo e Filippo Sala, di cui ci rimane soltanto «Empty Yellow Thoughts»,
album del 2017. Il progetto «Thinking Skteches» nasce per raccontare attraverso i
suoni un racconto di Giuseppe Goisis, «Alfor, una vita a caso» – lo si può leggere nel
corposo booklet del disco – il cui protagonista è costantemente in bilico tra casualità e
scelte razionali. Un uomo come tanti, eroe per un giorno, forse, come canta David
Bowie in Heroes, che qui viene proposta con un arrangiamento davvero personale. Gli
Sketches sono frammenti di melodia, cellule ritmiche che vanno e vengono durante
tutto l’album e ne costruiscono la struttura, tra casualità, improvvisazione e forma. La
chitarra e l’elettronica di Zanini, autore degli altri 14 brani, trovano in Gabriele Rubino,
clarinetti, Marco Lorenzi, viola, Leonardo Gatti, violoncello, e Luca Mazzola, batteria,
dei partner sensibili ed appropriati. Ne è un illuminante esempio il primo brano, sorta di
pagina iniziale di appunti. Da ognuno di questi frammenti nascono gli altri brani del
disco, in un processo compositivo che è un gioco di alterazione dei diversi parametri
musicali: tempo, altezza, intervalli, dinamica e timbro.